Mercoledì 24 Aprile 2024

La marcia su Roma arriva a Venezia Il dibattito alla Mostra del cinema

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di Giovanni Bogani

Cento anni fa, alla fine di ottobre del 1922, migliaia di fascisti si riversavano sulla capitale, minacciando un colpo di Stato. Era la Marcia su Roma. Quell’atto di forza aprì la strada a Benito Mussolini: il re Vittorio Emanuele III gli affidò l’incarico di formare il nuovo governo e gli consegnò, di fatto, il Paese. Ciò che avvenne in seguito lo sappiamo tutti. La Mostra del cinema di Venezia – che si apre il 31 agosto, per concludersi il 10 settembre – ricorda questo evento cruciale per la storia italiana con due film. Il 31 agosto, nella serata inaugurale della sezione parallela delle Giornate degli autori, proietta fuori concorso Marcia su Roma, il nuovo lavoro di Mark Cousins, documentarista scozzese autore dello straordinario The Story of Film – An Odyssey, una personalissima storia del cinema in 15 ore, fra sequenze di capolavori e film rari, schegge di cinematografie lontane.

Anche stavolta Mark Cousins parte dal cinema per raccontare la storia. E analizza alcune scene del film che nel 1923 celebrò la marcia su Roma, con i toni trionfali e l’eloquenza delle immagini del muto. A noi di Umberto Paradisi, recuperato dall’Istituto Luce, mostra i protagonisti di quella marcia: gli entusiasmi, i sorrisi di sfida, le pose, i manganelli, i saluti romani, le copie dei quotidiani socialisti bruciate: il rogo dei giornali, prologo a quello dei libri. Il film di Paradisi era un lavoro di propaganda, ma Mark Cousins ha intenzioni differenti. Cerca, semmai, di comprendere che cosa resti, di quegli atteggiamenti, nel presente. E affida a Alba Rohrwacher il personaggio di un’operaia di allora, che annota sul proprio diario l’esaltazione per l’uomo forte, diventato presto disillusione e rabbia. Il film uscirà in Italia il 20 ottobre, distribuito da I Wonder.

L’altro film è nel programma di Venezia Classics, che accoglie cult movies da riscoprire e proteggere: è La marcia su Roma, la commedia che Dino Risi girò nel 1962, lo stesso anno del Sorpasso. Lo girò con Vittorio Gassman e Ugo Tognazzi: entrambi, per un gioco della sorte, nati nell’anno dell’impresa fascista. I due attori interpretano due fascisti sgangherati, pasticcioni, ridicoli e grotteschi.

È una commedia, certo. Ma Risi riesce a farci leggere, in filigrana, anche ciò che rese possibile quell’ubriacatura collettiva. Gassman reduce della Grande guerra tradito e dimenticato, Tognazzi contadino attratto dalla promessa di una rivoluzione che darà ai contadini la terra. E intorno, intellettuali che non fanno bella figura, con un poeta dannunziano, esaltato autore di versi deliranti. E non dimentica l’opposizione dell’esercito, né la responsabilità del re, che agevolò la presa di potere di Mussolini. Il quale, da parte sua, aveva un modello cinematografico: il Maciste interpretato dall’ex camallo Bartolomeo Pagano, eroe muscolare del cinema muto. Ma questa è un’altra storia.

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