Giovedì 25 Aprile 2024

Quando Paul Newman confessò: "Senza Joanne Woodward io non sarei niente"

In un documentario la storia d’amore durata mezzo secolo: al centro di tutto, la dedizione della Woodward. L’appunto dell’attore: "A dare vita al sex symbol era la sua fiducia in me come forza sessuale, come persona"

Joanne Woodward, oggi 92 anni, con Paul Newman

Joanne Woodward, oggi 92 anni, con Paul Newman

Roma, 25 luglio 2022 - "Quando parli con la famiglia, è molto chiaro che per il mondo esterno Paul era il sole e Joanne era la luna. Ma per le persone che erano veramente vicine a loro, Joanne era il sole e Paul era la luna. Una sorta di rotazione. E tutto è riassunto da questa frase straordinaria detta da lui: “Paul Newman il sex symbol non sarebbe mai esistito senza Joanne Woodward. A dargli vita era la sua fiducia in me, la sua fede in me, come forza sessuale, come persona. Il mio sviluppo come artista è stato attraverso di lei”. E non a caso, dopo che Joanne era diventata madre di sei figli e aveva rinunciato completamente alla carriera, fu Paul che volle fortissimamente produrre il film che avrebbe riportata Joanne al cinema, e in cui lui l’avrebbe diretta, nel ’68: Rachel, Rachel ".

A svelare uno dei più grandi misteri di Hollywood, quello del matrimonio tra due divi durato senza intoppi mezzo secolo, è Ethan Hawke, regista del documentario in sei puntate che – appena uscito negli Usa – ricostruisce l’amore vissuto da Paul Newman e Joanne Woodward. Titolo: The Last Movie Stars . Le cronache Usa sono in questi giorni prodighe di particolari “inediti“ sulla coppia svelati dal documentario (Hbo) che nasce per volontà dei figli della coppia, e che si aggrappa al materiale recuperato dagli appunti che Newman aveva raccolto per un’autobiografia che avrebbe voluto pubblicare ma a cui però dette fuoco poco prima di morire, il 26 settembre 2008, colpito dal cancro ai polmoni diagnosticato nel luglio di quello stesso anno.

Newman si spense a 83 anni, dopo aver scelto di interrompere la chemioterapia in ospedale e passare gli ultimi giorni con la famiglia nella sua casa di Westport, in Connecticut. Joanne, che Paul aveva sposato in seconde nozze nel ’58, invece, è ancora viva: con Paul ha avuto tre figlie: Elinor ( 1959), Melissa (1961) e Claire (1965); ma l’attrice premio Oscar nel ’58 per La donna dai tre volti , ha cresciuto in famiglia anche i ragazzi avuti da Newman dal suo primo matrimonio con Jackie Witte, durato dal 1949 al 1958, ovvero Scott, nato nel ’50 e morto per overdose a soli 28 anni, Stephanie (1951) e Susan Kendall (1953).

La Woodward adesso ha 92 anni: nel documentario non compare, se non in una vecchia intervista. Dal 2007, un anno prima della morte del suo Paul, soffre di Alzheimer, e da allora non ricorda più nulla del suo amore con Newman che pure, anche dal nuovo documentario di Hawke, si attesta come una delle storie più romantiche – Paul non era nulla senza di lei – e al contempo simboliche di una predeterminata (subordinata) condizione della donna nell’empireo hollywoodiano: Joanne, nonostante il grande talento, dovette riservare le sue energie alla famiglia affinché il marito fosse libero di splendere in libertà.

L’assunto del documentario è limpido: Paul era il più bello, ma Joanne era la più brava. Fra i due fu un colpo di fulmine, scoccato ben cinque anni prima che lui divorziasse dalla moglie Jackie: già si favoleggiava di Newman come “sex addicted“ che non disdegnava relazioni con divi come James Dean e Marlon Brando, paragonato al quale – in una famosa intervista con la Fallaci – ebbe a dire: "Non è amico mio, è solo un mio conoscente, un collega col quale avrò scambiato sì e no 400 parole: ma io non ho la capacità di rottura che ha Marlon, io non sono sempre io. Sono un cowboy se devo fare il cowboy, un chirurgo se devo fare il chirurgo, un gigolò se devo fare il gigolò. E la gente mi guarda come si guarda un cowboy, un chirurgo, un gigolò. In Marlon invece la gente guarda Marlon che fa il cowboy, il chirurgo, il gigolò".

Anche in quell’intervista Newman non mancò di tessere l’elogio dell’ironia e dell’intelligenza – altro che bellezza da bambolina – della sua Joanne: "Eravamo in Israele per girare Exodus e andavamo a mangiare nel ristorante dell’albergo che ha una finestra lunga quanto l’intera parete, al livello del marciapiede. Bene: ogniqualvolta andavamo a mangiare trovavamo lungo quella finestra una fila di cento nasi schiacciati sul vetro, cento paia d’occhi che fissavano curiosi. Al terzo giorno Joanne disse: “Sai, Paul. Dopo questo, credo che non sarò più capace di andare allo zoo”".

Chissà se da allora allo zoo si sono mai ripresentati: di certo – secondo il doc di Hawke – c’è che mentre lui diventava vittima dell’alcol o della frenesia delle corse automobilistiche, lei sferruzzava a maglia. E che l’unica volta che Newman litigò ferocemente con Joanne, lasciò casa per tornarvi solo qualche ora dopo: "Non so dove altro andare", le disse.

 

 

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