Venerdì 26 Aprile 2024

Il cinema italiano prova a scalare Cannes

Tre film in gara: quelli di Bellocchio, Rohrwacher e Moretti. Tornano i veterani Loach, Wenders e Kaurismaki. E Scorsese fuori concorso

Il cinema italiano prova a scalare Cannes

Il cinema italiano prova a scalare Cannes

di Andrea Martini

Occorre risalire a otto anni fa per trovare tre film italiani in Concorso: rallegrarsi è scontato, assai meno trarre affrettate deduzioni sullo stato del nostro cinema. Marco Bellocchio, Nanni Moretti e Alice Rohrwacher, come ha sottolineato il direttore Thierry Frémaux presentando il programma del prossimo Festival di Cannes (dal 16 al 27 maggio), garantiscono il marchio d’autore di tre diverse generazioni. Pur senza farsi troppe illusioni il trio, visto che la partita delle palme è tutta da giocare e non ha vincitori annunciati, potrebbe avere la possibilità di riscattare un anno iniziato sottotono per il cinema italiano.

Il sol dell’avvenire rappresenta per Moretti un ritorno al cinema autobiografico: la vicenda di un regista che prepara un film non è nuova ma sicuramente è nelle sue corde e gli permette di tornare all’ironia e alle invettive delle sue prime opere. Rapito di Marco Bellocchio fa riferimento al caso di Edgardo Mortara, ragazzino ebreo segretamente battezzato e quindi conteso dalla comunità cattolica e da quella ebraica nella Bologna della metà dell’Ottocento, un soggetto che interessò tempo fa Spielberg e che Bellocchio affronta oggi con l’estro sicuro di chi sa metter in prospettiva fatti storici.

Alice Rohrwacher è una beniamina di Cannes e torna in concorso sulla Croisette dopo Lazzaro e Le meraviglie (Gran Prix della Giuria nel 2014) con La chimera film ambientato negli anni ‘80 nel mondo clandestino dei tombaroli dove un archeologo inglese è coinvolto nel traffico dei reperti. Nel cast la sorella Alba e Isabella Rossellini.

Un Frémaux più pacato del solito – sorvegliato dalla nuova presidente del Festival, la tedesca Iris Knobloch, già a capo della Warner Europa e oggi presente in una lunga serie di consigli di amministrazione, chiamata sulla Croisette per garantire maggior benevolenza per Netflix e le altre major dello streaming – rassicura: ci saranno, ovviamente Fuori Concorso, i grandi film americani. Da Killers of the Flower Moon di Martin Scorsese con Leonardo DiCaprio e Robert de Niro a Indiana Jones e il quadrante del destino di James Mangold, star l’ottantenne sbarazzino Harrison Ford. Ma il cinema americano torna in forza anche nel Concorso che sulla carta garantisce molte vette e non prevede cadute.

Wes Anderson porta Asteroid City, che vanta un indubbio trio di star: Tom Hanks, Scarlett Johansson e Margot Robbie; Todd Haynes MayDecember con Natalie Portman e Julianne Moore. Tra i soliti fedeli la palma spetta a Ken Loach: già presente quindici volte al festival, l’ultraottantenne inglese è in gara con The Old Oak. E tra i già vincitori ci sono anche Nuri Bilge Ceylan (About Dry Grasses), e Hirokazu Kore-eda (Monster): se il turco è spesso ineguale, il giapponese è una sicura garanzia. Torna anche il veterano Wim Wenders con Perfect Days (presente anche nelle proiezioni speciali con The Sound of Time) ai quali va aggiunto un altro gradito ritorno: Aki Kaurismaki con Fallen Leaves.

Per togliersi dall’impiccio della consueta polemica Frémaux schiera quest’anno in Concorso sei donne: oltre a Rohrwacher le francesi Catherine Breillat con L’Été dernier, Justine Tiet con Anatomie d’une chute, l’austriaca Jessica Hausner con Le Club Zero, la Franco-Senegalese Ramata-Toulaye Sy con Banel e Adama, la tunisina Kaouther Ben Hania con Four Daughters. Da tenere d’occhio The Zone of Interest dell’inglese Jonathan Glazer (Sotto la pelle) e Jeunesse del documentarista cinese Wang Bing.

A guardare bene la selezione di quest’anno s’iscrive nella tradizione della forza di Cannes: un equilibrio tra vecchi compagni di viaggio e nuovi pretendenti, tra autorialità e spettacolo.

Per portarla a termine sono stati visti più di duemila film, assicura Frémaux, che ricorda come Cannes, per costume, assicuri un occhio attento a chiunque invii il proprio film. Si attendono nei prossimi giorni un paio di nuovi titoli e si spera ancora che Scorsese accetti di trasferire Killers of the Flower Moon da fuori a dentro il Concorso. La giuria è capeggiata dallo svedese Ruben Östlund già due volte (The square e Triangle of sadness) Palma d’oro.

S’inizia con Madame du Barry: film fuori concorso, ovviamente in costume in cui la regista Maïwenn fa rivivere la cortigiana di Luigi XV°, i cui panni sono vestiti da Jonny Depp.

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