Mercoledì 24 Aprile 2024

Generazione Lazza: "E ora conquisto il mondo"

A tu per tu con il rapper-fenomeno: "Vengo da una cantina puzzolente e adesso riempio i palasport. Prossime tappe? Londra. Poi gli Usa"

Generazione Lazza: "E ora conquisto il mondo"

Generazione Lazza: "E ora conquisto il mondo"

Seconda stella a destra. La sua isola che non c’è(ra) Lazza l’ha trovata in Sirio, l’album che, oltre a mantenerlo per 21 settimane in vetta alla classifica, gli ha spalancato le porte dell’Ariston, e quelle dei salotti delle famiglie italiane.

"Quando in strada la sciura che potrebbe essere mia nonna mi ferma per complimentarsi, provo una sensazione strana" ammette, prima di andare in scena al Forum di Assago sabato sera e celebrarsi con uno stuolo di amici tra cui Sfera Ebbasta, Capo Plaza, Fred De Palma, Giaime e Anna. "Senza Festival, infatti, non sarei mai arrivato alle sue orecchie. Prima mi fermavano solo cafoni in tuta da ginnastica e “zarre“ con le stelline tatuate sui glutei, ora lo fanno pure i bimbi della materna. Perfino Simona Ventura m’ha scritto dicendo che l’ultimo brano spacca ringraziandomi per averla citata".

Unica urgenza, quella di non rimanere incatenato al successo di Cenere facendo capire alla gente di essere anche molto altro. Per questo il rapper che si vede splendere nel firmamento dell’urban come la stella più luminosa ha messo in strada un kolossal da palasport in cui non manca di ribadire ogni sera il suo mantra: "veniamo da una cantina che puzzava di umido e abbiamo costruito tutto questo… pazzesco". Coi suoi brani malati d’amore e d’inquietudine, Jacopo Lazzarini prova a scavallare la sua generazione per raccontarsi pure a chi vent’anni non li ha più da un pezzo. E lo fa rischiando in prima persona. Merito del conservatorio, di due polmoni d’acciaio e di una visione del mondo un tantino ossessionata da primi posti in classifica, dischi di platino o e sold-out. "Sono il primo rapper nel palasport con un’orchestra sul palco", rivendica parlando di questo Ouver-Tour atteso ancora a Milano il 29 aprile e a Bologna il 6 maggio nell’attesa di tornare poi in estate il 9 luglio a Ferrara, il 21 a Rimini, il 18 agosto al Cinquale, l’8 settembre nuovamente a Milano. Il rapper venuto da Sirio – anche tra i protagonisti del Concertone del Primo maggio – giura che la popolarità non lo spaventa. "Anzi, mi fa bene perché mi insegna l’educazione; non posso parlare con gli adolescenti come parlo con una signora di cinquant’anni" dice. "Pure sui social devo stare attento perché ho capito che il boomer, quello che sta su Twitter, non ha ironia. E il mio staff è sempre pronto a farmi un mazzo così dopo le uscite più spericolate". Rapporto controverso, coi telefonini: "Ci metto un anno a tirare fuori un’intro straordinaria che mi consenta di salire in scena col pubblico che salta e condividere tutti assieme quell’emozione e, invece, una volta lì trovo una distesa di smartphine accesi. Il prossimo tour chiederò anch’io che vengano sigillati prima di entrare in sala".

Il futuro ce l’ha in pugno e non se lo farà scivolare via tanto facilmente. "Ora inizio a studiare inglese, spagnolo e poi vado alla conquista del mondo… come la Pausini! Ho 28 anni, penso di avere ancora molto da dare al mio paese ma voglio iniziare a piantare un seme pure fuori. Inizio l’11 maggio con una data londinese all’Electric Brixton, una sala da 1500 persone già quasi piena. Ma penso che arrivare a suonare un giorno alla O2 Arena non sarebbe male". Sogni dice di averne tanti. "Sono mega fan di Future e averlo sarebbe un vanto gigante, più per sfizio che per altro. Per un rapper italiano, infatti, l’America rimane lontana e a livello di classifica contano più i feat con artisti di questa parte dell’oceano. Comunque, dopo questo tour mi trasferirò negli Usa per un mese, perché non ci sono mai stato. Ma non è detto che la vacanza non si possa trasformare in qualcos’altro". Anche per lui, infatti, il sogno più spudorato rimane quello di "finire nel disco di un americano".

Tutto rap e famiglia (racconta la soddisfazione di avere in sala mamma, papà e nonna "coi tappi nelle orecchie"), Jacopo giura che per lui la fama è pure una responsabilità sociale. "Lo zio di mio padre ha una figlia down e passa la vita a dedicarsi a questi ragazzi. Ha aperto un centro dove vado volentieri perché se un mio “ciao“ può far stare meglio qualcuno in difficoltà, ci sono. Ho capito, infatti, che uno nella mia posizione, a volte, con poco può fare tanto. Pure coi fan. Uno l’anno scorso una mi ha scritto: “ho saputo che sei a Roma… caffè?“ Sono andato a trovarlo sotto casa".

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