Mercoledì 24 Aprile 2024

Divisi da “Rapito“: rivive il caso Mortara

Il film di Bellocchio riapre lo scontro su Pio IX e le conversionI forzate. Il rabbino Di Segni: "Preoccupanti difese d’ufficio cattoliche"

Una scena del film di Marco Bellocchio “Rapito“ sulla vicenda di Edgardo Mortara

Una scena del film di Marco Bellocchio “Rapito“ sulla vicenda di Edgardo Mortara

Roma, 31 maggio 2023 – Conversioni forzate, apparati persecutori, istinti oscurantisti e sete di ghigliottine. Roba di oltre un secolo e mezzo fa? Tutto chiarito, pacificato e risolto? Manco per niente. Il fantasma di Edgardo Mortara continua ad agitare molti sonni anche nell’Italia contemporanea. È bastato che il maestro Marco Bellocchio trasponesse degnamente al cinema la vicenda ‘cult’ del bambino ebreo rapito a Bologna nel 1858 dopo l’opera inquisitoria del solerte padre domenicano Pier Gaetano Feletti, e divenuto in pochi anni un figlioccio trofeo per l’ultimo papa Re, Pio IX “belva assetata di sangue” secondo Giosuè Carducci, per rinfocolare polemiche e diatribe, non solo tra storici ma soprattutto all’interno delle due stesse comunità in questione, cattolici ed ebrei.

"Oggi il clima dei rapporti interreligiosi è completamente cambiato, il tema delle conversioni è stato chiarito, non c’è o non ci dovrebbe essere alcuna pressione, ma la questione resta una cartina di tornasole. Sono stupefacenti e preoccupanti le difese d’ufficio di Pio IX apparse da molte parti nel mondo cattolico", ha scritto il sempre puntuto rabbino capo di Roma, Riccardo Di Segni.

Un obiettivo non menzionato di Di Segni, potrebbe essere, ad esempio, un articolo del prevosto di Lecco, monsignor Davide Milani, animatore di un più che noto cineforum cittadino e anche presidente dell’Ente dello Spettacolo, che non si è lasciato sfuggire l’occasione di programmare immediatamente il film del cineasta emiliano corredato, anche lui, dal suo commento. "Se le due parti della vita di Mortara nel film fossero state più equilibrate, l’infanzia successiva al prelevamento dalla famiglia, rispetto agli anni solo accennati della formazione sacerdotale, potremmo parlare di un originalissimo romanzo di formazione, anche se la vicenda è reale, dai toni drammatici. Rimane invece in ombra (peccato) la questione chiave, uno dei tratti meno esplorati: la libertà interiore del ragazzo, che educato forzatamente al cattolicesimo, sceglie di abbracciare la vocazione sacerdotale".

Il fatto è che Mortara battezzato in segreto da una domestica cattolica all’età di un anno e per questo finito nell’occhio dell’Inquisizione che lo sottrasse a forza dal ghetto bolognese per rinchiuderlo a Roma nella Casa dei Catecumeni, non è solo il pomo della discordia tra ebrei e cattolici, essendo il Mortara sacerdote divenuto celebre predicatore in mezza Europa ma anche negli Stati Uniti proprio con il ‘pallino’ della conversione degli ebrei (con scarsi risultati). Ma è ancora oggi soprattutto l’uomo la cui vicenda trovò terreno fertile nel processo di unificazione italiana e nella causa risorgimentale che agognava la fine dello Stato pontificio.

Secondo la storiografia cattolica nell’esplosione della risonanza internazionale del caso all’epoca ci fu persino la mano di Cavour che la usò strumentalmente per mettere in difficoltà Napoleone III, allora garante e difensore del potere papale ma che poi abbandonò Pio IX al suo destino. La pressione su Mastai Ferretti per liberare il bambino vide scendere in campo, da Parigi e Londra, persino i potenti banchieri Rotschild, senza risultati. Quanto più si arroccava nella sempre più velleitaria difesa del suo stato fortino, tanto più Pio IX avvolgeva metaforicamente attorno al collo del bambino Edgardo le catene della sudditanza spinta all’estremo sacrificio di sé, tanto che Edgardo prendendo i voti volle farsi ribattezzare col nome di Pio Maria. Emblematica qui la scena del film in cui il bambino a tavola col Papa risponde alla sua domanda sui dogmi: "Verità che non si mettono in discussione", soggiunge timido di fronte alle vesti regali del Sommo Pontefice.

"La storia è la vera rapita", ha titolato il quotidiano cattolico Avvenire, commentando il film: "Oggi nessun cattolico e nessun Papa avallerebbe il rapimento di un bambino ebreo". Interessante anche il commento dell’ex direttore dell’Osservatore romano, Gian Maria Vian: "Il caso Mortara evidenzia gli aspetti disastrosi di un governo teocratico. Il Papa si attenne a quello che riteneva suo dovere", salvare dall’apostasia, "perdendo così la simpatia popolare".

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