Mercoledì 24 Aprile 2024

Dieci con Il buco Applausi meritati

Silvio

Danese

Indovinello. Cosa hanno in comune gli speleologi e i pastori? Non è una barzelletta. Davvero. Ci vuole la giusta curiosità, poi la risposta è nel film di Michelangelo Frammartino, Il buco, secondo italiano in concorso, che ieri ha ricevuto ben 10 minuti di applausi, altro tassello di una cinquina di prove di cinema-diverso nel regime di piattaforme e pay-tv. Peste lo colga a chi dice "lento": è come accusare di lentezza quel monumentale concentrato di tempo e origini che è la tartaruga, prende il tempo per seguire, ricostruendola, la discesa nell’abisso del Bifurto, scoperto nel 1961 sull’altopiano del Pollino, Calabria. Il punto di vista di superficie, però, è di un anziano pastore che governando il gregge contempla la spedizione dal dorso del monte. Mentre gli speleologi scendono, il pastore sale a casa, s’ammala e, visitato dal medico come quel corpobuco scandagliato dalle torce, muore.

Schermo nero ferito da lamine e fuochi nei menadri del pianeta e accecanti dosi di immensità tra prati verdissimi e dorsali imbiancate: preso di petto, è un viaggio tra gli elementi primordiali come elementi primordiali del cinema, la luce, il buio, tra i tagli di Fontana e Cave of forgotten dream di Herzog. A proposito dell’indovinello. Una risposta è: che andando sotto o andando sopra partono dallo stesso piano, l’umanità, la Terra.

Speleologi della recitazione, a scandagliare ogni arma, pronti a colpi bassi di simulazione, sono Antonio Banderas e Oscar Martinez nei ruoli di due mattatori alle prove di scena per un film diretto da Penelope Cruz, celebrità della regia.

Più che cinema nel cinema, Competencia oficial (in concorso) di Cohn e Dupret è un divertente paradosso dell’attore.

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