Amici Ahrarara, il cuore spezzato dei Fichi d’India

È morto a 65 anni Bruno Arena. Con Max Cavallari un duo comico indivisibile anche lontano dal palco: "È solo un arrivederci. Ti amerò per sempre"

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di Piero Degli Antoni

Non è stata una vita facile quella di Bruno Arena, il ‘brutto’ del duo comico dei Fichi d’India morto ieri a 65 anni a Milano. Non che Max Cavallari, il suo socio, sia particolarmente bello, ma lui stesso scherzava ogni volta sul suo volto alla Picasso, una autentica maschera comica che metteva già voglia di ridere. La fisionomia astratta era il risultato di un incidente automobilistico nel 1984, che lo aveva costretto a numerose operazioni chirurgiche e alla perdita parziale della vista da un occhio.

Nato a Milano, dopo aver lavorato come insegnante di educazione fisica a Varese, aveva scoperto la vera vocazione: la comicità. Dopo qualche stagione come animatore nei villaggi turistici, nel 1988 incontra quello che sarebbe diventato il suo inseparabile compagno di palcoscenico, Max Cavallari. Passeggiando sulla spiaggia di Palinuro scatta l’idea vincente: formare un duo comico. Il nome è un omaggio ai fichi d’India che costellano la spiaggia.

L’inizio, come per tutti i comici, è fatto di piccoli locali di provincia, soprattutto a Varese e dintorni. La televisione è sempre affamata di comici, e la coppia viene presto risucchiata da Yogurt, remota trasmissione di Italia 1. Passano anche da Radio DeeJay prima di approdare a Canale 5 in La sai l’ultima?

Ormai la platea si è allargata, e l’inevitabile approdo è a Zelig, versione primigenia su Italia 1, e poi a Colorado, dove si esibiscono dal 2007 al 2012, per rientrare nella scuderia Zelig nel 2013. Da non dimenticare la partecipazione al Dopofestival nel 2000. I Fichi d’India hanno sconfinato anche nel cinema: tutti cinepanettoni e similari, tranne comparire nel Pinocchio di Benigni nell’azzeccatissimo ruolo del Gatto e la Volpe.

Interpreti di una comicità mezzosangue, che univa battute goliardiche con il paradossale umorismo lombardo, Bruno Arena e il suo socio hanno legato la propria notorietà ai tormentoni bucacervello. Il primo fu Tichi tic, a cui abbinavano battute spesso folgoranti recitate su un ritmo che oggi diremmo quasi rap. Faccio un esempio: "Ho preso il taxi ho speso 60mila lire Ne avevo solo 54mila Ho chiesto al tassista di fare 6mila lire di retromarcia". In seguito è arrivato l’altro immarcescibile tormentone, ahrarara, grido di guerra di improbabili banditori disposti a vendite oniriche. "Vendesi appartamento di tremila metri quadri, pavimento in cotto, gradini in crudo." Cose così.

Ma il destino non si è dimenticato l’indirizzo di Bruno Arena. E proprio durante la registrazione di una puntata di Zelig, il 17 gennaio del 2013, il comico è vittima di un’emorragia cerebrale. Un mese e mezzo dopo esce dal coma, e lentamente riprende la vita. Ma non la carriera, bruscamente finita quel giorno. A dare la notizia della morte è stato Paolo Belli, frontman dei Ladri di biciclette, su Instagram: "".I.P. Grande amico mio". Il figlio Gianluca, anche lui cabarettista, l’ha salutato così: "Non ero pronto ma tanto non lo sarei mai stato. Buon viaggio papà... lasci un vuoto immenso". Luciana Littizzetto: "Ciao amico ahrarara". Mentre il socio, amico, fratello Max Cavallari ha voluto salutarlo con un sorriso: ""Hai preso la valigia e le parrucche? Adesso farai ridere i grandi lassù? È solo un arrivederci. Ti amerò per sempre. P.S. La sala di Zelig si chiamerà Bruno Arena".

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