Mercoledì 24 Aprile 2024

Lennon o McCartney? Decide l'algoritmo

Harvard applica l’Intelligenza artificiale ai Beatles per riconoscere l’autore delle canzoni

John Lennon e Paul McCartney

John Lennon e Paul McCartney

"A day in the life era sostanzialmente un pezzo di John Lennon". È Paul McCartney che parla, e continua: "Io scrissi il testo con lui e sviluppammo la canzone insieme e quando arrivammo alla sezione orchestrale volevamo che accadesse qualcosa in quel punto. Perché il testo diceva: “I’d love to turn you on...” (vorrei mandarti su di giri...). Ci guardammo in faccia mentre scrivevamo quel pezzo: Rischiamo? Ma sì. Non siamo più noi, è Sergeant Pepper che sta scrivendo questa canzone.... Daremo la colpa a lui". Chissà se l’Intelligenza Artificiale appena nata grazie allo studio congiunto delle università di Harvard (Usa) e Dalhousie (Canada) sarà in grado di individuare anche la firma “immaginaria” di Sergeant Pepper dentro quel capolavoro gigante che è il finale psycho-dodecafonico-kolossal di A day in the life. Fatto sta che la nuova tecnologia lanciata adesso – con molta probabilità ispirata agli esperimenti già sostenuti sul medesimo dilemma dal matematico di Stanford Keith Delvin – assicura di poter riconoscere al cento per cento chi dei due, se John Lennon o Paul McCartney, ha scritto questa o quella canzone dei Beatles.

Il lavoro scientifico, condotto dal professore di statistica di Harvard Mark Glickman (con Jason Brown) si basa aull’Algoritmo di Bayes, un "vecchio algoritmo" – sostengono gli esperti – tornato adesso molto di moda per il Deep Learning, ovvero per quella branca dell’Intelligenza Artificiale che – in buona sostanza – si occupa di dotare le macchine di capacità autonoma di "apprendimento profondo": linguaggi, volti, oggetti e così via. Nel campo immenso e meraviglioso del Deep Learning esistono oggi algoritmi addirittura più sensibili degli esseri umani, che sentono cose che noi umani non sentiamo.

E' un pò la lezione della matematica britannica Hannah Fry (Essere umani nell’era delle macchine) che sperimentando con l’Intelligenza Artificiale sui pattern recognition (modelli algoritmici che apprendono) si è "divertita" a lavorare su Bach, e a far riconoscere alle sue macchine la vera musica di Bach dalle sue imitazioni. In fondo è tutto più semplice di quello che sembra: il cervello umano è programmato per decidere rapidamente in base a correlazioni ed esperienza (a meno di non essere molto miopi e senza occhiali, capiamo al volo se quella macchia laggiù è una roccia o un gatto); il cervello artificiale può essere invece indotto ad apprendere anche tutto ciò che non sembra rilevante: di qui la maggiore "sensibilità" di cui possono essere dotate le macchine. L’algoritmo di Bayes, quello che distingue le parti inventate da Lennon da quelle inventate da Macca, ad esempio, è un algoritmo che viene oggi molto utilizzato nello studio delle email: in base alla raffinata capacità di apprendimento, arriva a distinguere non solo la spam dalla posta normale – e che ci vorrà mai – ma anche i "sentimenti" racchiusi nella mail, quei tic linguistici o formali (per noi umani "non rilevanti") che invece se analizzati in serie e messi insieme arrivano a rivelare stati d’animo, arrabbiature, gioie e così via.

Resta il dubbio – la speranza? – che, fin quanto possa arrivare ad essere sensibile, l’algoritmo beatlesiano giunga a comprendere nei suoi calcoli giusto i modelli “ripetuti”, riconoscibili e tipici, seppur minimali o seminascosti, di Lennon o di Macca. Come e meglio di un fan sfegatato, insomma. Ma che ci lasci almeno intatto tutto il resto del mistero del più grande quartetto rock di sempre: il non cantato, il non detto. L’improvvisazione, lo scherzo, le liti, la droga, Maharishi Mahesh e le rivalità: "Tutti pensano che fosse John lo sperimentatore artistico spinto da Yoko, ma vi posso assicurare che io conoscevo Stockhausen, Berio e Cage prima di lui, e che lui dopo si sia dato all’avanguardia per cercare di fare quello che aveva visto prima fare a me", racconta ancora Macca in una delle sue conversazioni con Paul Du Noyer divenute libro, lo stesso in cui confessa: "Chi è il mio eroe? Lennon". Che l’algoritmo ci lasci intatto almeno un mistero: quello dell’amicizia.

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