Mercoledì 23 Aprile 2025
MARTA OTTAVIANI
Esteri

Assad caduto, saltano gli schemi. ll trionfo di Erdogan, l’Iran a pezzi e le grane di Putin

Siria in mano agli insorti, la Turchia esce come vincitrice. Teheran, grande sconfitto, teme tumulti interni. Putin paga il prezzo della guerra in Ucraina

Assad caduto, saltano gli schemi. ll trionfo di Erdogan, l’Iran a pezzi e le grane di Putin

Roma, 8 dicembre 2024 – Una nuova stagione per il Medio Oriente, tutta da scrivere, dove però sarebbe bene tenere a bada gli entusiasmi e ricordare che le democrazie non si costruiscono da un giorno all’altro, soprattutto se le rivoluzioni sono guidate da movimenti jihadisti-salafiti, che con la democrazia hanno poco a che vedere. Ma le cose cambieranno, eccome, non solo per la Siria, ma per tutta la regione. La caduta del sanguinario regime di Bashar al-Assad ha un vincitore e uno sconfitto. Il vincitore, assoluto e senza dubbio, è la Turchia. Recep Tayyip Erdogan coltivava da tempo il sogno di scalzare il regime di Damasco. Ha armato e addestrato i gruppi militari per anni e per quanto abbia dichiarato che l’integrità del territorio siriano è fuori discussione, difficilmente rinuncerà a passare all’incasso, in più modi.

Folla festeggia in strada, nel nord del Libano, la caduta di Assad in Siria e la presa di Damasco da parte degli insorti (Ansa)
Folla festeggia in strada, nel nord del Libano, la caduta di Assad in Siria e la presa di Damasco da parte degli insorti (Ansa)

La zona di Idlib è già di fatto un protettorato turco, l’influenza della Mezzaluna qui può solo aumentare ed espandersi nel nord del Paese. E qui c’è il problema curdo. Bisogna vedere quanto Erdogan sia disposto a tollerare la presenza dei curdi siriani e quanto questi vorranno vedere il confine settentrionale del Paese trasformato in una buffer zone da Ankara.

C’è poi tutta la questione della ricostruzione della Siria, dove, possiamo esserne certi, i contractors turchi, noti anche per la loro efficienza e la qualità del lavoro, avranno la precedenza su tutti. Non ultimo, Erdogan non vede l’ora di rimandare in patria gli oltre 3 milioni di siriani che stazionano sul territorio e che l’Unione Europea gli ha fatto tenere, pagandolo 6 miliardi di euro. Veniamo allo sconfitto, che è senza dubbio l’Iran. Il regime sta collassando e la perdita di un alleato fidato come Assad è la dimostrazione di due cose.

La prima è che il presidente siriano senza Hezbollah e le milizie che arrivavano dall’Iraq per ordine della Repubblica Islamica, era totalmente incapace di controllare il suo territorio per mancanza di mezzi. La seconda è che Teheran è talmente indebolita che adesso è lecito pensare non abbia nemmeno più forze per controllare l’ordine interno. Non è dunque da escludere che possa succedere anche qualcosa anche all’interno del Paese, dove l’Ayatollah Khamenei è sempre più anziano e gli altri organi di poteri sempre più divisi da contrapposizioni e sospetti dopo l’abile manovra di infiltrazione da parte di Israele. Capitolo Russia: il presidente Putin ha puntato tutto sulla guerra in Ucraina, drenando anche risorse belliche dall’Iran, i micidiali droni. Una mossa, questa, criticata da molti all’interno della Repubblica Islamica. I rapporti con Erdogan rimangono ottimi e l’unica cosa che interessa davvero alla Russia è mantenere il controllo della base navale a Latakia, che di fatto è l’unica ‘finestra’ di Mosca sul Mediterraneo. L’attenzione del Cremlino è puntata tutta sulle gelide pianure del Donbas; quindi, potrebbe ‘lasciare’ la Siria a Erdogan in cambio delle mani libere in Ucraina o di una mediazione condotta dalla Turchia a suo favore. Ma a guardare ci sono anche il resto del mondo arabo e soprattutto Usa e Israele. Tutti e tre dovranno fare i conti con una Turchia che era stata emarginata nella partita mediorientale e adesso rientra da grande protagonista.