Mercoledì 24 Aprile 2024

Riecco l’incubo. Ma il futuro è un imprevisto

Siamo passati dall’"andrà tutto bene" di marzo all’"andrà come in tutta Europa" di ieri (il viceministro alla Salute Pierpaolo Sileri in un’intervista al Corriere). Andrà come in tutta Europa, cioè – scusate il francesismo – un bel casino. I contagi schizzano, qualche ospedale comincia a essere in difficoltà, insomma il timore è quello di rivivere i giorni bui di questa primavera. Sembravamo esserne usciti, e invece. Ma com’è potuto succedere? Azzardiamo tre risposte. La prima è che abbiamo abbassato la guardia troppo presto. Dopo la riapertura, siamo stati cauti per un paio di mesi. Poi, a partire da luglio-agosto, liberi tutti.

Da un punto di vista formale, cioè dal punto di vista dei decreti del governo, poco è cambiato dalle riaperture di maggio. Certo, è ripartita la scuola. Ma per quanto riguarda le aziende, i ristoranti, i bar eccetera, siamo alle regole fissate a partire dal 18 maggio. Solo che – ricordate? – in quei primi giorni di libertà quando si entrava in un ristorante ci si muoveva circospetti e sospettosi, ci si accomodava su tavolini a due posti con tovaglie di plastica che sapevano di Amuchina, camerieri in mascherina domandavano il numero di telefono e, alle coppie, un "siete congiunti?" da anni Cinquanta. E così nei bar. E così nei negozi. Perfino quelli della movida non sbracavano più di tanto. Compressi com’eravamo, in agosto abbiamo mollato tutto di colpo, e ora ne paghiamo il conto.

Anche perché – seconda risposta – non è più di moda studiare la storia. La quale ci avrebbe insegnato, come ha detto ieri al nostro giornale il professor Giorgio Cosmacini, che tutte le epidemie hanno più ondate, e durano in genere un paio d’anni. Salvo imprevisti, ha aggiunto. E qui veniamo alla terza risposta, che è la più approssimativa e incerta, ma anche la più vera. Alla domanda su come mai il virus è tornato, dobbiamo anche balbettare un "non lo so". Perché la storia, come la vita di tutti noi, è appunto un susseguirsi di imprevisti. E quindi affrontiamo questo “bel casino” con tutto il rigore possibile (sperando che il governo prenda le decisioni giuste), ma sapendo anche di dover vivere l’imprevedibile. Il quale non è poi detto che sia brutto. Per il momento, infatti, all’aumento dei contagi non corrisponde l’aumento di ricoveri che scattava, automatico, in primavera. Speriamo. Nel frattempo, torniamo a combattere: con un nemico, però, che conosciamo un po’ meglio.