Roma, 19 novembre 2023 – Potrebbe essere la trama perfetta di un ‘techno-thriller’ postmoderno, uno di quei racconti ambientati in un futuro distopico in cui i protagonisti escogitano e manipolano tecnologie avveniristiche, per poi finire fatalmente invischiati in complotti, veri o presunti. Il terremoto ai vertici di OpenAI, società leader dell’intelligenza artificiale generativa che, venerdì, ha liquidato il suo stesso fondatore – e padre di ChatGpt – Sam Altman, ha innescato un’onda d’urto i cui effetti sono ancora difficili da prevedere. La decisione presa dal consiglio di amministrazione di OpenAI è stata comunicata con una nota insolitamente esplicita: il board ha reso noto, infatti, di "non avere più fiducia nella capacità di Altman di continuare a dirigere OpenAI" e l’ha sostituito ad interim con la chief technology officer Mira Murati.

Fuori dai giochi anche il presidente Greg Brockman, co-fondatore di OpenAI: appresa la notizia, Brockman si è dimesso e, in un post su X, ha parlato apertamente di ‘congiura’. Cosa si nasconde dietro una defenestrazione che ha colpito anche il mondo politico, essendo Altman divenuto un interlocutore abituale nel dibattito sulla regolamentazione dell’intelligenza artificiale? Secondo indiscrezioni, all‘interno del cda serpeggiava la preoccupazione sulla sicurezza dei prodotti di OpenAI, primo fra tutti ChatGpt, e sul difficile equilibrio fra l’esigenza di mettere a punto sistemi sicuri e quella di lanciarli velocemente sul mercato.
Il terremoto in OpenAI avviene a un anno esatto di distanza dal lancio della sua creatura principale, ChatGpt. Nello Cristianini, professore di Intelligenza Artificiale all’università di Bath (Regno Unito), informatico e autore di diversi saggi sull’argomento, fra cui il recente ‘La scorciatoia’, edito da Il Mulino, cos’è cambiato da allora (era il 30 novembre 2022)?
"In una parola: tutto. Il mondo è completamente cambiato. Questi programmi – che definiamo modelli linguistici, in grado di apprendere grazie ad algoritmi che analizzano quantità sovrumane di dati – riescono a fare cose inimmaginabili fino a cinque anni fa".
Cosa ha determinato il successo planetario di ChatGpt?
"Questo bot ci ha sorpreso perché è in grado di dialogare con noi, di fornire risposte complesse a domande complesse, di ragionare assieme a noi. Non è una tecnologia accessibile solo ai ricercatori: in un anno ha già conquistato 100 milioni di utenti e, nel prossimo futuro, potrebbe rivoluzionare, tra l’altro, il nostro accesso al web, almeno nel modo che oggi ci è familiare, cioè tramite motori di ricerca come Google".
Siamo davanti a un sistema sempre più sofisticato: GPT-4, versione di ChatGPT rilasciata a luglio, ha superato l’esame di ammissione a un Ateneo statunitense con oltre il 90% di risposte corrette. Possono ancora cadere in errore?
"Pur avendo compiuto enormi progressi, questi modelli linguistici commettono errori. Dato il ruolo cruciale che svolgeranno all’interno di servizi digitali di ogni genere, nella nostra quotidianità, è necessario conoscerli e comprenderli a fondo, per poterli regolamentare".
È la regolamentazione, dunque, la vera urgenza del nostro tempo?
"Queste tecnologie appartengono già al presente. E richiedono ora l’applicazione di regole (a tutela della privacy e della libertà degli individui) che sono oggetto di studio da parte della Commissione europea: probabilmente, l‘Ue sarà il primo ente a dotarsi di una legge sull’AI, facendo così da apripista anche per gli altri Paesi".
Quali meriti riconosce a Sam Altman, cacciato dalla guida di OpenIA?
"Il principale è senz’altro quello di aver riconosciuto, oltre alle opportunità, anche i tanti rischi legati all’uso di queste tecnologie".
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