Giovedì 25 Aprile 2024

Vaccino anti influenza, farmacie senza dosi. I medici di base: "Siamo già in ritardo"

"Anticipare la campagna in settembre". Ma all’appello mancano 1,5 milioni di fiale: scarseggeranno come le mascherine a inizio epidemia

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"Dottore ma quando arriva il vaccino anti-influenzale?". A chiederlo al medico di famiglia adesso sono persone che "prima dovevamo inseguire per farselo" o quelli che, non rientrando nelle categorie più fragili o nei malati cronici, di solito non se lo facevano. Gente che ora, in tempi di Covid-19, vorrebbe farselo – perché, come spiegano gli specialisti, farsi un vaccino significa attivare il sistema immunitario e difendersi meglio da tutte le infezioni, Covid compreso – ma il rischio è che le dosi non ci siano per tutti. Saranno 18 milioni le dosi che andranno al Servizio sanitario nazionale, 6 milioni in più rispetto allo scorso anno, ma i farmacisti rischiano di restare senza approvvigionamenti: manca un milione e mezzo di vaccini da distribuire in farmacia. E, all’incirca, si aprirà tra un mese e mezzo la campagna vaccinale anti-influenzale con un vaccino gratis e caldamente raccomandato agli over 60 anni e ai bambini fino ai 6 anni di età oltre che alle persone ‘fragili’.

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"Il vaccino rischia di diventare quello che sono state le mascherine e i guanti" a inizio epidemia, spiega senza mezzi termini Silvestro Scotti, segretario nazionale della Federazione medici di famiglia. "Sono stato il primo a dirlo. Era il 5 aprile e ho sollecitato tutte le Regioni a fare le gare per aggiudicarsi le dosi di vaccino, alcune si sono messe avanti, come ad esempio Lazio, Campania e Puglia, altre sono rimaste indietro, come la Lombardia che ha provveduto solo a giugno, e altre ancora forse dovranno essere coperte dalle eccedenze delle altre Regioni. È importante avere un monitoraggio per sapere quante sono le quote vaccinali che arrivano nel paese, il numero di dosi vaccinali".

Il rischio è, appunto, che anche un cittadino in buona salute che si è sempre vaccinato abbia difficoltà a farlo perché mancano le dosi da acquistare in farmacia (da farsi poi iniettare dal medico di base).

A complicare la situazione c’è il fattore tempo. Secondo i medici di famiglia nessuna regione avrà concretamente a disposizione i vaccini "se non dalla terza settimana di ottobre". "È tardi, bisogna anticipare tutto a fine settembre", osserva Scotti, perché in tempi di Coronavirus la vaccinazione anti influenzale non sarà più come prima. Da dimenticare le sedute di vaccinazioni con trenta, quaranta pazienti per volta – basti pensare, dati della Fimmg, che su 10 milioni di vaccinazioni in Italia 6-7mila sono fatte dai medici di famiglia –, si dovranno osservare le distanze e i divieti di assembramento.

Certo è, spiegano gli epidemiologi, che la produzione di vaccini non può essere aumentata di tanto in poco tempo. Non sarà possibile quindi espandere all’infinito il numero di dosi in circolazione. Ma "vaccinarsi è sempre importante e adesso lo è ancora di più", spiega Paolo Bonanni, docente di Igiene generale e applicata all’Università di Firenze. Una vaccinazione che quest’anno è anche strategica perché "influenza e Covid hanno una sintomatologia sovrapponibile e un medico che si trova davanti un paziente con tosse, febbre e raffreddore se sa che ha fatto il vaccino anti influenzale, anche se non ha un’efficacia del 100%, potrà guardare ad altre patologie". Gli ultimi mesi hanno insegnato che una diagnosi più veloce consente di accedere prima a cure specifiche, di isolare il caso, tracciare i contatti e avere esiti finali più rassicuranti. Ma non solo. "C’è uno studio, che ha bisogno ancora di molte verifiche, in base al quale sembrerebbe – aggiunge Bonanni – che chi ha avuto l’influenza stagionale abbia maggiori ricettori per il Covid". Insomma che il virus dell’influenza faciliti l’ingresso del Sars-Cov2. La terza motivazione è che "tutti i virus possono favorire la sovrapposizione di batteri, i virus sono associazioni per delinquere, meno ce ne sono meglio è", conclude Bonanni.