Mercoledì 24 Aprile 2024

Stop ai quesiti su eutanasia e cannabis. I promotori: "Schiaffo agli italiani"

Fermati i due temi di maggiore impatto sociale. Il fronte referendario: ora disobbedienza civile

All’angolo. Il fronte referendario radicale esce pesantemente sconfitto da una partita che attraverso i quesiti più popolari (eutanasia, cannabis e responsabilità civile dei magistrati) intendeva anche rilanciare l’azione politica del partito, ora invece inevitabilmente rientrata nella pur storica – seppur ristretta e di bandiera – "disobbedienza civile", come annunciato da Marco Cappato, radicale e tesoriere dell’associazione Luca Coscioni. E come ha ricordato anche ieri una radicale di rango come Rita Bernardini: "Sicuramente non vogliamo essere complici di chi fa strame dei principi fondamentali della nostra democrazia non violenza, disobbedienza civile, amore per gli ultimi: questa è e sarà la nostra risposta". Quindi, citando Marco Pannella, che "definiva la Consulta “Suprema Cupola della Mafiosità Partitocratica“", lei stessa ha ritenuto "di nuovo attuale quel giudizio". Oggi l’ex parlamentare – di nuovo in sciopero della fame per le carceri – si rifà all’insegnamento dello storico leader radicale: "Una decina di anni fa disse “abbiamo già vinto“. Aveva ragione perché la ragionevolezza porta inevitabilmente alla legalizzazione della cannabis".

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Invece, ieri è stata scritta una pagina totalmente diversa, che ha assunto i contorni di una vera débâcle, perché a essere respinto è stato l’intero pacchetto dei referendum più popolari (cannabis, appunto, e responsabilità civile dei giudici) che sondaggi recenti consideravano trainanti per portare un numero davvero importante di elettori verso le urne; il primo, targato Dibimedia, parlava del 62% degli italiani favorevoli all’eutanasia e un altro, stavolta Swg, metteva in evidenza un 58% degli italiani favorevole alla legalizzazione della cannabis. Per non parlare, poi, della responsabilità civile dei giudici dove una recente rilevazione di Nando Pagnoncelli ha messo in evidenza come solo il 39% degli italiani dichiari di fidarsi dei magistrati; un calo di circa 30 punti rispetto ad analoghe rilevazioni di 11 anni prima.

Insomma, la Corte Costituzionale – in modo per altro assolutamente inedito, ossia in una conferenza stampa – ha vanificato l’intero sforzo radicale per dare una spallata all’inerzia parlamentare su temi estremamente sentiti dall’opinione pubblica che sempre i radicali, visto lo sforzo organizzativo e la straordinaria risposta dell’elettorato nella raccolta firme, pensavano già di aver portato a casa. Lo si legge nell’amarezza nascosta tra le righe delle dichiarazioni dei promotori, come in quelle dell’ex radicale Riccardo Magi, deputato e presidente di + Europa: "È incredibile, possiamo dire che in questo Paese è impossibile promuovere dei referendum; si tratta di sentenze politiche che cancellano la più grande mobilitazione popolare della storia recente". "È un brutto giorno per la democrazia nel nostro Paese – hanno ancora commentato Massimiliano Iervolino, Giulia Crivellini e Igor Boni, segretario, tesoriera e presidente di Radicali Italiani – legalizzare la cannabis e i suoi derivati vuol dire minare alle basi la criminalità organizzata".

Esulta, invece, la leader di Fd’I, Giorgia Meloni: "Una vittoria. Contro le droghe e le dipendenze è una battaglia in difesa della vita che non ha colore politico".