Mercoledì 24 Aprile 2024

Referendum giustizia, le toghe si sentono assediate. "A rischio la nostra indipendenza"

Casciaro (Anm): "Serve una risposta della politica". L’ex procuratore Spataro lancia i comitati del No

Ora i giudici italiani hanno paura e si sentono sotto attacco. I referendum sulla giustizia piombano sulla riforma del Consiglio superiore della magistratura (Csm) e dell’ordinamento giudiziario. Il sì della Consulta a cinque dei sei quesiti promossi da Lega e Partito Radicale apre una concorrenza tra Parlamento e voto popolare, una concorrenza che ai giudici (Associazione nazionale magistrati e sue correnti) non piace: infatti, tre dei cinque referendum ammessi riguardano norme su cui interviene la riforma del Csm della Cartabia.

Nel merito dei cinque quesiti ammessi (il voto sarà fra il 15 aprile e il 15 giugno) i magistrati temono che le loro funzioni, e la loro indipendenza, venga snaturata. "Il responso della Consulta è la riprova di come alcuni temi, con risvolti prettamente tecnici, richiedano una risposta della politica che è chiamata, a un‘assunzione diretta di responsabilità nell‘azione riformatrice", commenta il segretario generale dell‘Anm, Salvatore Casciaro. Critico particolarmente sulla separazione delle carriere. Sulla stessa lunghezza d’onda il segretario nazionale di Magistratura indipendente, Angelo Piraino: "Dalle scelte che saranno fatte dipende l‘indipendenza della magistratura, che non è un privilegio, ma una garanzia per tutti".

Tolta l’abolizione della legge Severino sulle incandidabilità, che pure forniva alla magistratura un forte potere di pressione sul mondo politico, i punti dolenti sono questi. Sulla custodia cautelare, riducendo l’ambito dei reati per cui è consentita, si riduce la discrezionalità della magistratura riguardo alle norme che puniscono il finanziamento illecito dei partiti. Sull’elezione dei componenti del Csm si entra a pie’ pari in una materia che riguarda l’autogoverno dei giudici, permettendo candidature libere, fuori dalle correnti. Consentire il voto degli avvocati nei consigli giudiziari offre spazio agli storici ’rivali’ dei giudici. Ma è soprattutto il quesito sulla separazione delle carriere quello che le toghe temono di più: non permettere più il cambio di funzioni tra giudici e pm nella carriera di un magistrato è un totem della magistratura italica.

Ecco perché, nonostante un quesito su sei sia stato bocciato, quello sulla responsabilità civile dei giudici, altro tema che pure faceva paura, i referendum sulla giustizia rappresentano un bel problema. Prova ne sia che l’ex procuratore di Torino, Armando Spataro, reagisce duramente. E chiede un forte impegno della magistratura per il "no" al referendum, "in particolare sulla separazione delle carriere", con tanto di comitati ad hoc.

Solo un bastian contrario come Luca Palamara, ex membro del Csm ed ex capo dell’Anm plaude all’ammissibilità. A favore dei referendum pure gli avvocati, tramite l’Organismo congressuale forense: "Solo la pronuncia popolare può essere capace di tagliare di netto il nodo gordiano del corporativismo di una parte della magistratura".