Lunedì 28 Luglio 2025
VIVIANA PONCHIA
Cronaca

Sgarbi controcorrente: vado a dormire al mattino

La rinuncia alle ore inutili: dalle 2 alle 7 scrivo, poi il letto

Vittorio Sgarbi: vado a dormire al mattino

VITTORIO SGARBI, è vero che non dorme mai?

«Falso. Dormo quanto mi piace, se ne ho voglia, se posso. Non sono insonne. È vero che non sono mai stanco. È vero che detesto addormentarmi presto perché la mia libertà comincia molto tardi».

Libertà da cosa?

«Dai rompicoglioni, sempre in agguato. Si diradano verso mezzanotte e spariscono solo alle 2. A quell’ora si spalanca la mia riserva di bellezza».

E cosa fa?

«Scrivo. Dalle due alle sette, a volte se mi faccio lo sconto arrivo alle sei. Da molto tempo ho scelto la notte. Che non significa rinunciare al sonno, perché in realtà dormo dalle 4 alle 6 ore. Significa rinunciare alle ore più inutili, quella della nevrosi, del traffico, dei bambini da trascinare in classe. E’ il tempo aberrante di un mondo sconvolto da regole assurde, popolato da individui forsennati che rincorrono obiettivi privi di senso come arrivare puntuali sul posto di lavoro. Infatti la prima riforma che farò diventando primo ministro sarà aprire le scuole alle 10 del mattino».

Le sue albe sono tramonti come in un film di Sorrentino

«La grande bellezza delle sei del mattino. Niente a che vedere con la squallida luce delle nove, da evitare a tutti i costi».

Ha qualche rituale che la mette in pace con il mondo al risveglio?

«Non fumo, non bevo, non mi drogo. Mi godo piaceri semplici. Andare in bagno per esempio».

E la scorpacciata di giornali quando?

«Alle due all’edicola notturna. Così so già cosa accadrà il giorno dopo».

Il sonno più bello della storia dell’arte?

«La Maddalena di Caravaggio. Invece di mettere in posa una modella quel genio prende una ragazza per strada. Lei è stanca, si addormenta e lui le ruba il sonno. La dipinge come fosse una natura morta. Non è pentita: dorme».

E a lei non capita di addormentarsi a sproposito?

«In auto. E al cinema, specie se vado con mia sorella che sceglie sempre cose pesantissime e dai colori scuri. Al quarto minuto crollo, poi mi intervistano e non so cosa dire. Quando facevo il critico ho dovuto vedere tre volte Il Tè nel deserto di Bertolucci. Noiosissimo».