Sabato 27 Aprile 2024

Poliziotti uccisi in Questura. "Matteo e Pierluigi, ragazzi speciali"

Erano entrambi trentenni. Nel 2014 un episodio simile negli stessi uffici. Lo strazio dei colleghi

I poliziotti uccisi Matteo Demenego e nel riquadro Pierluigi Rotta (Fb/Dire)

I poliziotti uccisi Matteo Demenego e nel riquadro Pierluigi Rotta (Fb/Dire)

Trieste, 5 ottobre 2019 - Pierluigi Rotta aveva la polizia nel sangue. La stessa divisa, che ha portato fino all’ultimo giorno della sua vita, l’aveva indossata il padre ora in pensione. Il 34enne agente scelto era originario di Pozzuoli. Era arrivato alla questura di Trieste dopo aver lavorato a Napoli dove, dopo la tragica sparatoria, gli ex colleghi lo ricordano come un giovane fiero della sua appartenenza alla polizia di Stato.

Pierluigi Rotta e Matteo Demenego, morti nella sparatoria in Questura a Trieste (Twitter)
Pierluigi Rotta e Matteo Demenego, morti nella sparatoria in Questura a Trieste (Twitter)

Trieste, la dinamica della sparatoria in Questura

Con lui, sotto i colpi esplosi dal dominicano Alejandro Augusto Stephan Meran, 29 anni, affetto da turbe psichiche, è caduto l’altro agente delle volanti Matteo Demenego. Era nato a Velletri, trentuno anni fa. Per uno scherzo sinistro del destino aveva festeggiato il compleanno appena pochi giorni fa, venerdì 27 settembre. In un post sulla sua pagina Facebook tradiva un certo orgoglio per il suo essere discendente di Romolo: "Un romano, che lascia Roma, non emigra, va a controlla’ le colonie". Oltre al fumo da pipa, un’altra delle sue passioni, se non la principale, erano i balli latinoamericani. Quando poteva era lì, in pista, come dimostrano le decine di foto sul social che lo ritraggono danzante, spensierato e sorridente.

Il Sap: "Difetto nelle fondine"   "Due ragazzi speciali, avevano appena 30 anni". Un agente della questura di Trieste si commuove, qualche lacrima gli riga il viso, quando, rispondendo alle domande dei cronisti sui colleghi uccisi, precisa di conoscerli entrambi. Pochi istanti, poi non vuole aggiungere altro, si allontana in silenzio. È uno dei pochi agenti che trova la forza di parlare. Gli altri restano muti, sgomenti per una tragedia che avrebbe potuto consumarsi già nel 2014.    Non è la prima volta che all’interno della questura di Trieste si verifica un episodio di violenza. Cinque anni fa un 22enne afgano, richiedente asilo, forse affetto da problemi psichici, era riuscito a sottrarre la pistola a un agente all’interno dell’edificio. L’uomo, in fila per rinnovare il proprio permesso di soggiorno nell’atrio affollato, dopo avere spintonato un agente facendolo cadere, gli aveva portato via l’arma di ordinanza. Prima di scappare, gli aveva rivolto contro la pistola, ma fortunatamente la sicura era innestata. Aprendosi poi un varco tra la gente spaventata, inseguito da un ispettore, dopo qualche metro il giovane aveva messo un colpo in canna e aveva sparato, prima contro una chiesa, poi alla propria testa. 

Con i due poliziotti uccisi nel capoluogo friulano sono cinque le vittime tra le forze dell’ordine dall’inizio dell’anno. Dal Foggiano al Bergamasco, passando per l’accoltellamento del carabiniere Mario Cerciello Rega a Roma.