Martedì 8 Ottobre 2024
Giovanni Panettiere
Cronaca

Medjugorje, la teologa Simonelli: “Giusto non pronunciarsi sulle apparizioni, la Chiesa ha già dato troppi giudizi di autenticità”

La docente di Teologia Patristica condivide l’approccio della Santa Sede. E sui pellegrinaggi chiarisce: “Tante persone vanno per un momento di autenticità con se stessi, sono in ricerca dell’Altro. Occhio però agli integralismi, per ogni devozione serve sempre il rispetto di alcune condizioni di coerenza evangelica”

Una donna davanti alla statua della Madonna a Medjugorje (Ansa)

Una donna davanti alla statua della Madonna a Medjugorje (Ansa)

Roma, 19 settembre 2024 – Meglio non mischiare il giudizio sull’autenticità di presunte apparizioni con quello sulla bontà della conseguente devozione. Sul caso Medjugorje, per la teologa Cristina Simonelli, docente di Teologia Patristica alla Facoltà teologica dell’Italia Settentrionale di Milano, la Santa Sede ha imboccato “la strada giusta, scegliendo di sospendere la valutazione sui miracoli per soffermarsi piuttosto sulla qualità dei frutti spirituali derivanti da quella esperienza“.

Dopo 43 anni, con il nulla osta al culto della Madonna di Medjugorje si chiude definitivamente una storia tormentata per la Chiesa, segnata da pareri contrastanti, accelerazioni e retromarce? “Non so se questo pronunciamento possa definirsi ’definitivo’. Non amo tale parola, la considero decisamente antistorica. Sta di fatto che questa volta, non sempre mi è capitato, condivido la scelta della Santa Sede”.

Che cosa esprime la devozione alla Madonna di Medjugorje? “Conosco tante persone che si recano in quel villaggio bosniaco per pregare, per un momento di autenticità con se stessi. Molte di loro sono uomini e donne semplici, altre meno... Tutte sono in ricerca di Altro”.

Da maggio la Santa Sede ha scelto di non pronunciarsi più sulla veridicità di portentose guarigioni, apparizioni e altri segni eccezionali: che cosa ne pensa? “Su questi aspetti è bene sospendere il giudizio. Come Chiesa ne abbiamo già dati tanti, troppi. Meglio concentrarsi sui frutti spirituali della devozione, sempre però ad alcune condizioni per scongiurare forme d’integralismo”.

Quali i paletti? “Il rispetto di alcune indicazioni di coerenza evangelica, dall’esprimersi contro ogni guerra, razzismo, discriminazione ed esclusione fino al pregare gli uni per gli altri come ognuno e ognuna riesce a fare. Sono condizioni che applicherei anche al culto di Medjugorje, evidentemente”.