Roma, 14 aprile 2025 – Cambiano le regole per le offerte a messa. Lo mette nero su bianco il Vaticano in un decreto emanato ieri dal Dicastero per il Clero con il via libera di Papa Francesco. “La Chiesa non è una dogana”, si legge nel documento che entrerà in vigore il 20 aprile, la domenica di Pasqua. Si fissano alcuni paletti con l’obiettivo di eliminare "talune prassi che, abusivamente, si sono verificate in vari luoghi".
Ad esempio, si vogliono evitare le situazioni in cui viene celebrata una messa con più “intenzioni particolari” (come può essere il suffragio dei defunto) senza che il fedele ne sia messo al corrente. Il Vaticano chiede alle parrocchie di cercare di non cumulare, per quanto possibile, più richieste in un'unica messa, ma di dedicare ad ogni intenzione una singola celebrazione.

Le richieste per le messe
Nel decreto si ricorda che "secondo l'uso approvato della Chiesa, è lecito ad ogni sacerdote che celebra la messa ricevere l'offerta data affinché applichi la messa secondo una determinata intenzione" e si stabilisce che ''solo nel caso in cui i donatori dell'offerta siano stati opportunamente informati e abbiano espresso il proprio accordo [esplicito consenso], si possano raccogliere più offerte per un'unica celebrazione della messa, e che tale celebrazione non sia quotidiana, onde evitare di ingenerare una prassi comune e al fine di mantenere il carattere dell'eccezionalità".
Le offerte ‘multiple’ possono diventare inevitabili per la carenza di sacerdoti e dunque anche di messe. In tali occasioni, il prete potrà trattenere una sola delle offerte ricevute e dare il resto alle "parrocchie in stato di necessità", "specialmente nei paesi di missione".
Battesimi, matrimoni e comunioni
Nel decreto vaticano, firmato dal cardinale prefetto Lazzaro You Heung sik, si ribadisce poi che per i sacramenti, dai battesimi ai matrimoni, passando per le prime comunioni, il sacerdote "oltre alle offerte determinate dalla competente autorità", non deve domandare nulla, "evitando sempre che i più bisognosi siano privati dell'aiuto dei sacramenti a motivo della povertà".
In questo caso l'offerta dovrebbe essere dunque solo a discrezione dei fedeli. "La Chiesa non è una dogana, è la casa paterna dove c'è posto per ciascuno con la sua vita faticosa", si legge nel documento che rilancia al proposito queste parole di Papa Francesco contenute nella Evangelii Gaudium del 2013.
Non demonizzare l’obolo
Nel documento si chiarisce come l’intenzione non sia quella di demonizzare l'obolo in sé che, anzi, "non solo è approvato dalla Chiesa, ma da essa è anche promosso" perché consente ai fedeli di "unirsi più strettamente al Sacrificio Eucaristico aggiungendovi un sacrificio proprio e collaborando alle necessità della Chiesa e, in particolare, contribuendo al mantenimento dei suoi sacri ministri".
Nel mirino sono finite però "talune prassi che, abusivamente, si sono verificate". L'elenco dei nomi di parenti scomparsi per i quali si celebra la messa, per esempio, spesso è così lungo da occupare diversi minuti della celebrazione, quando invece "è stato più volte espresso il divieto di applicare una sola messa per più intenzioni, per le quali sono state accettate rispettivamente più offerte". Questo da ora in poi si potrà fare solo se "tutti gli offerenti ne siano stati informati e liberamente abbiano acconsentito". E in ogni caso i soldi in più messi nella cassetta delle offerte andranno ai missionari.
"Illecito accettare offerte per un semplice ricordo”
Il testo ribadisce anche che "l'accettazione di offerte in occasione di una semplice celebrazione della parola o di un semplice ricordo durante la messa è gravemente illecita" e ricorda che "la messa non è un premio per i perfetti, ma un generoso rimedio e un alimento per i deboli". Ogni vescovo diocesano può, in considerazione delle circostanze specifiche della Chiesa particolare e del suo clero, disporre la destinazione delle offerte "alle parrocchie in stato di necessità della propria o di altre diocesi, specialmente nei paesi di missione".