
La giornalista Stefania Battistini (ImagoE)
Roma, 14 aprile 2025 – Ogni tanto capita che qualche fuoriuscito dai cortei "pacifisti" faccia la battuta provocatoria. "Certo che voi la guerra la raccontate solo dalla parte degli ucraini". Vero. Anche il massacro di ieri lo raccontiamo solo dalla parte dei morti e non da quella dei killer. Il problema è che di qua si può andare, scrivere, filmare. Di là no. E chi ci ha provato come l’inviata della Rai Stefania Battistini, è finita mesi fa nella lista dei ricercati: se la trovavano, finiva in galera.
Eppure, dobbiamo anche sorbirci le lezioni di libertà di stampa dalla portavoce del ministero degli Esteri russo, Maria Zakharova, custode del pluralismo, quella che ogni tanto se la prende con il presidente Mattarella, reo di dire la verità. Ieri Zakharova si è indignata. Nobile sentimento, ma rivolto a un evento e a una persona sbagliata. La persona è guarda caso Stefania Battistini, l’evento è il Premio Focherini per la libertà di stampa, che Battistini ha ricevuto. Zakharova ha preso male il fatto che l’inviata Rai non abbia mai fatto "un accenno alla natura neonazista del regime di Kiev". Quella natura che, come noto, ha obbligato Mosca a invadere l’Ucraina per difendersi, e difendere l’Europa e il mondo da questo focolaio di camicie grigie. Azione benemerita, per la quale Putin non sta riscuotendo la doverosa, universale gratitudine. Già, la nostra disinformazione produce anche queste storture. In attesa che la cronaca e la storia siano riscritte con equilibrio a Mosca, ed evitando di indignarci, sentimento inflazionato anche dalle nostre parti, meglio rispondere con un sorriso. E con una promessa: se ci fanno andare al fronte, raccontiamo la guerra a 360 gradi: morti, lutti, eroismi. Di tutti. In attesa di raccontare la pace.