Venerdì 26 Aprile 2024

Mattarella commosso dal prof di Ravanusa. Il figlio: "Vi racconto chi era mio padre"

"Che emozione le parole del capo dello Stato. Papà faceva tutto con amore"

Roma, 1 gennaio 2022 - Il professore e il presidente. Sergio Mattarella nel suo discorso di fine anno agli italiani ha riservato un’attenzione speciale a Pietro Carmina, il docente ucciso nella strage di Ravanusa dell’11 dicembre con la moglie Carmela Scibetta e altre sette persone.

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Il capo dello Stato ha citato un passaggio della lettera di commiato del prof ai suoi ragazzi, scritta quando è andato in pensione, nel 2018, e diventata virale in rete, dopo la sua morte. Quello slancio ha conquistato un posto nel cuore degli italiani. Mattarella ha preso a prestito le parole del professore ai giovani, quell'invito a non essere “spettatori ma protagonisti della storia che vivete oggi. Infilatevi dentro, sporcatevi le mani, mordetela la vita, non adattatevi, impegnatevi, non rinunciate mai a perseguire le vostre mete, anche le più ambiziose, caricatevi sulle spalle chi non ce la fa. Voi non siete il futuro, siete il presente”. 

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Il figlio Mario Carmina, 29 anni, che vive e lavora a Milano, confida al telefono: "È stato emozionante. Non solo perché lo ha fatto Mattarella ma perché è diventato un appello ai ragazzi, a tutti. Io spero che i giovani, anche quelli della mia età, possano essere ispirati".

Suo padre è entrato nel cuore degli italiani. "Ha sempre fatto le cose con amore. Ricordo quando ha saputo del pensionamento, era in viaggio con i suoi ragazzi, si trovava a Bruxelles. Non è stato molto contento. Perché aveva ancora tanta forza e voglia di fare, per la scuola e per i suoi studenti. Sperava che quel giorno arrivasse il più tardi possibile".

Quella lettera di commiato è un testamento morale. "Soprattutto quando dice che la vita non è un gratta e vinci ma si deve mordere. Le difficoltà le dobbiamo superare con le nostre forze".

Lei figlio unico adorato, in pochi secondi è diventato orfano. L'inchiesta dovrà chiarire cosa sia successo. "Ad oggi ancora non riesco a capacitarmi di tutto quello che è accaduto. Vivo e lavoro a Milano ma soprattutto da quando mio padre era andato in pensione ci vedevamo molto più spesso. Lui veniva a trovarmi, io non aspettavo altro che prendemi due giorni di ferie per scendere da loro". Un rapporto splendido.

"Sì, con entrambi. Non così comune tra genitori e figli. Ci eravamo sentiti quel sabato mattina".

Era l'11 dicembre. La sera alle 20.35 la tragedia. Cosa le ha lasciato suo padre?

"Tanti insegnamenti, tanti ricordi che non dimenticherò mai. Le nostre chiacchierate dopo il lavoro, dalle 18 alle 19. Un'abitudine irrinunciabile. Uno modo per parlare di tutto: delle cose nostre, di politica, di sport. Dopo la morte dei miei genitori, ho ricevuto messaggi di affetto e vicinanza da persone mai viste e sentite prima, che si sono dimostrate davvero vicine. Da tutta Italia. Anche questo mi ha profondamente commosso".