Giovedì 25 Aprile 2024

Maltempo, il sacrificio di Federico. Morto a 15 anni tentando di salvare la sorella

Il dramma del papà sopravvissuto: "Eravamo in affitto, perché non ci hanno detto dei rischi?"

Federico Giordano, di 15 anni, morto mentre tenta si salvare la sorellina (Ansa)

Federico Giordano, di 15 anni, morto mentre tenta si salvare la sorellina (Ansa)

Casteldaccia (Palermo), 5 novembre 2018 - A volte neppure gli eroi bastano. Neppure l’amore e il sacrificio estremo di un ragazzo per la sorellina garantisce un lieto fine. C’è un solo testimone oculare della tragedia di contrada Dogali, si chiama Giuseppe Giordano, e non ha più lacrime. Di quel ragazzo e di quella bambina, Giuseppe è il padre:«Ho perso tutto, non ho più nulla. Mi rimane solo mia figlia». La piena gli ha portato via il papà Antonio, la madre Matilde, la moglie Stefania Catanzaro e due dei tre figli, Rachele di un anno e Federico di 15. Solo la figlia si è salvata perché era andata con lo zio e la cuginetta a comprare i dolci.

«Pioveva tanto – racconta Giuseppe – e ha iniziato a uscire fango da sotto la porta. Era già successo in passato. Ho preso la scopa, pensando che non fosse nulla, ma abbiamo sentito un boato e l’acqua ha iniziato a uscire a fiumi. A fiumi! In pochi secondi ha raggiunto le finestre, che si sono fatte nere. Sarà stata alta due metri l’acqua. E noi non sapevamo che fare, urlavamo tutti. Terrorizzati. Ci siamo spostati nell’altra stanza. Mio figlio mi ha detto ‘papà, la tengo io Rachele, prendi la macchina’. La teneva alta, sopra la testa, e ripeteva ‘la tengo io, io, vai! Vaiii!’.

A quel punto è scoppiata una finestra e ho capito che se non facevo qualcosa avremmo fatto la fine dei topi, allora sono andato alla porta, ho detto ‘andiamo tutti via!’, mentre in casa saltava la luce ho aperto la porta. L’avessi mai fatto. Mi ha travolto un muro d’acqua che mi ha trascinato oltre il cancello, fino a un albero al quale mi sono aggrappato. Sono stato lì due ore e mezzo a gridare, a chiedere aiuto. Ma non mi rispondeva nessuno... Mi ha salvato un carabiniere. Mi ha abbracciato e quando gli ho detto che ho perso tutta la mia famiglia mi ha detto che anche lui ha dei figli e che mi poteva capire».

I familiari raccontano che uno dei fratelli di Giuseppe se ne era andato nel pomeriggio con la moglie e il figlio piccolo, ma tutti gli altri erano rimasti. Lieti e ignari. «Cantavamo – dice Giuseppe –, non avevamo idea di quello che ci aspettava». Invoca il nome dei figli, della moglie, grida: «Ho ancora le scarpe piene di fango, portatemi la mia bambina!». E a tutti ripete il suo atto d’accusa: «Perché se c’era pericolo non ci avvertirono? Perché nessuno ci disse niente. Me li hanno assassinati!».