Mercoledì 24 Aprile 2024

Cagliari, mafia nigeriana e riti voodoo: 40 arresti. "Maledizioni e minacce al telefono"

La Finanza fa luce su un'organizzazione che gestiva un traffico di prostituzione in tutta Italia. Le ragazze soggiogate con la magia nera. Cafiero De Raho: "Come la 'ndrangheta"

Mafia nigeriana, nuova inchiesta e raffica di arresti

Mafia nigeriana, nuova inchiesta e raffica di arresti

Cagliari, 22 novembre 2021 - Riti voodoo e stregoni, prostituzione, una raffica di arresti e soldi, tanti soldi. Nuova indagine sulla mafia nigeriana, ormai radicata in Italia da nord a sud. Stavolta l’inchiesta è firmata dalla Finanza di Cagliari. E ha fatto luce sulla tratta di giovanissime ragazze nigeriane che arrivavano in Italia da “schiave” e venivano tenute legate all’organizzazione anche con la magia nera. Minacce e maledizioni, intercettate nelle telefonate tra le ragazze e gli stregoni. Mali e possibile violenza fisica, anche verso le famiglie d'origine, in Nigeria. Terrore e sudditanza psicologica.   

L'operazione è stata coordinata dalla Direzione Distrettuale Antimafia e dalla Procura. Nei confronti del gruppo criminale, noto come Eiye “Supreme Confraternity of Air Lords”, le accuse sono anche di riciclaggio internazionale di capitali illeciti e favoreggiamento dell’immigrazione clandestina. Gli uomini del colonnello Vittorio Capriello, comandante  del Nucleo di polizia economico e finanziaria di Cagliari, hanno identificato 50 vittime e ricostruito movimenti economici per 12 milioni di euro, trasferimenti di valuta attraverso  7 centri hawala dal territorio nazionale alla Nigeria.  I soldi venivano nascosti nei pacchi di pasta o nei manici dei trolley.

Il procuratore antimafia

Complessivamente sono 122 le persone coinvolte nel procedimento. La mafia nigeriana “sembra quasi rimodellare la configurazione della ‘Ndrangheta”, agendo con gruppi criminali locali che hanno una certa autonomia di azione ma che rispondono sempre alla casa madre”, ha spiegato il procuratore nazionale antimafia e antiterrorismo, Federico Cafiero De Raho. Si tratta di “un’operazione di grande importanza - ha aggiunto - che ha consentito di evidenziare l’imponenza dei trasferimenti di valuta” attuati dall’organizzazione criminale, “un vero e proprio sistema di riciclaggio” strutturato e realizzato attraverso money transfer, corrieri e l’hawala, il sistema per inviare denaro al di fuori dei circuiti tradizionali che consente l’anonimato e la non tracciabilità”

La magia nera

Riti di magia nera e vessazione psicologica. Così venivano tenute schiave  le donne, costrette a recitare formule - anche al telefono - che, in caso di disobbedienza, avrebbero rovinato non solo loro ma anche le famiglie,  in Nigeria. Le ragazze, a fronte delle promesse di opportunità lavorative nel nostro Paese, erano spinte ad assumersi ciascuna debiti, anche di 25-50mila euro, comprese le spese del viaggio verso l’Italia. Debiti che le vittime avrebbero dovuto saldare per ottenere "in cambio la libertà ed evitare conseguenze lesive per loro stesse e i propri familiari in Nigeria". Il provvedimento dell’autorità giudiziaria ha consentito di liberare le giovani vittime da quello che è stato definito dagli inquirenti un "vincolo di coazione fisico-psicologico" al quale erano costrette. Le indagini della Guardia di Finanza hanno portato alla luce una struttura reticolare suddivisa su tre gruppi criminali radicati, rispettivamente, in Sardegna (nel Cagliaritano), in Piemonte (nel Torinese), in Emilia Romagna (nel Ravennate), ma con operatività estesa in altre aree italiane e transnazionale (in Nigeria, Libia e Germania).

L'affitto per l'accattonaggio 

In totale sono state 41 le ragazze destinate alla prostituzione, mentre 9 quelle costrette all’accattonaggio in aree cittadine dove gli indagati avevano allestito "postazioni di lavoro" sottoposte alla loro influenza e gestite da soggetti (madame o sister/brother) dediti allo sfruttamento delle connazionali. Per poter esercitare, le ragazze dovevano pagare un affitto di 150 euro al mese. Il denaro veniva riciclato prevalentemente con investimenti immobiliari da realizzare in Nigeria mediante l’utilizzo di corrieri portavaligie, l’effettuazione di ricariche su carte prepagate, attraverso canali di money-transfer. Gli indagati operavano tramite 11 squadre di corrieri, costituite da un’estesissima rete di collaboratori scelti per affidabilità ed efficienza, che avevano il compito di trasferire i fondi illeciti diversificando sia le modalità di occultamento del denaro, sia i corrieri incaricati, sia ancora gli scali di partenza per eludere i controlli e diminuire i rischi di sequestri e sanzioni.