Mercoledì 24 Aprile 2024

I tentacoli della mafia nigeriana sull'Italia

Ramificazioni da nord a sud. Un'organizzazione mondiale che spadroneggia su traffico di droga, prostituzione e tratta di esseri umani

Uno dei nigeriani arrestati nel 2016 a Palermo

Uno dei nigeriani arrestati nel 2016 a Palermo

Bologna, 31 marzo 2019 -  C'è un capo pentito dei Maphite - gang tra le più organizzate e pericolose in Italia, chiamata anche famiglia vaticana – che quando decide di pentirsi vive a Bologna, ha un regolare permesso e fa il commerciante. Ma un giorno si confida con il suo pastore – così racconta agli investigatori dell’inchiesta Athenaeum di Torino – e rinnega il passato. Rinnega l’appartenenza alla mafia nigeriana, rischiando la vita. Era nel Cop, Council of professors, uno degli organismi di vertice del secret cult. Svela riti, gerarchie e affari della cupola nera. Padrona del traffico di droga - dalla cocaina alla marijuana, scambiata con gli albanesi -, della prostituzione e della tratta di esseri umani, della clonazione di carte di credito e della falsificazione di documenti. Uomini di strada e colletti bianchi. Machete e iPhone. I vertici di solito sono immigrati in regola. Scopri don, forum e famiglie, un linguaggio che pare copiato da noi. E un legame storico delle confraternite - nate nelle università nigeriane, c’è chi si spinge indietro fino agli anni Cinquanta - con la politica, in Africa. La crudeltà come metodo per avere rispetto.

Riti violenti e simboli, i nuovi affiliati dei Maphite - gli Omi brother, che per entrare pagano e in cambio devono incassare pestaggi e torture – si vestono di verde. Si combattono o si alleano con gli altri: Supreme Eiye, Vikings, Black Axe, tra i piccoli Blue Queen, al femminile. Tutti sono tenuti al vincolo del segreto. La casa madre è in Nigeria. E' una rete mondiale. Muove un fiume di denaro, che torna in patria fuori dai circuiti bancari, ad esempio con l’hawala, noi traduciamo avallo, la parola in arabo significa trasferimento. È un antichissimo sistema musulmano codificato nel Corano e parente delle nostre lettere di cambio, privati che si accordano con altri privati in ogni parte del mondo, così si possono trasferire capitali in un giorno. Sotto i riflettori Castel Volturno (Caserta) - ‘capitale’ di valenza europea - e il centro richiedenti asilo di Mineo (Catania), base operativa dei Vikings. Quel che ti aspetti di meno, invece, è l’insediamento nel centro-nord, dalle Marche al Piemonte, dall’Emilia Romagna alla Lombardia al Veneto.

Fenomeno invece descritto perfettamente nelle indagini dell’operazione Athenaeum, centinaia di pagine d’inchiesta che scandagliano la presenza della piovra nera in Italia. Gianni Tonelli, oggi parlamentare della Lega, torna agli inizi della sua carriera di poliziotto. Quando da giovane agente a Ferrara si trovò a indagare su una certa ‘madame’ che gestiva un traffico di ragazze. Allora il fenomeno era ignorato, "m’immaginavo che quel nome indicasse reverenza e rispetto. Invece è un ruolo ben definito nell’organizzazione. Erano i primi segnali, era l’88. Compresi che c’era una rotazione, venivano sequestrati i passaporti. La madame viveva a Firenze, faceva la spola con la Nigeria. I colleghi della Toscana arrivarono in fondo, ma l’indagine era sempre per sfruttamento della prostituzione. Quindi la conclusione è questa: la mafia nigeriana opera da trent’anni in Italia. Non abbiamo voluto vederla. E questa miopia si è ripetuta anche a Castel Volturno. Abbiamo considerato i nigeriani coinvolti vittime della camorra, invece era una guerra tra i nostri e la nuova organizzazione che voleva conquistare fette di territorio".

In effetti. La piovra ha messo radici, da nord a sud, spesso derubricata a problema di ordine pubblico, la polemica politica ha annebbiato i fatti. Perché, come chiariva fin dal 2016 la relazione della Dia, "i gruppi criminali nigeriani operano su buona parte del territorio nazionale, comprese le regioni ove risulta forte il controllo della criminalità endogena, come nel caso della Campania e della Sicilia". Già allora si annotava che a Palermo "sono state registrate cointeressenze tra gruppi criminali ed esponenti di Cosa Nostra finalizzati alla gestione del narcotraffico". Questo è quello che gli investigatori hanno accertato fino ad oggi. Ma un’organizzazione così imponente, dove sarà arrivata, nel frattempo? Qual è la parte di questa storia che ancora ignoriamo?