Roma, 27 novembre 2023 – Ha risposto a monosillabi – "sì", "grazie" – alle domande del compagno di cella – come lui accusato di un reato sessuale – nel reparto infermeria del carcere di Montorio (a maggio vi sarà in visita Papa Francesco) dove Filippo Turetta ha passato una prima notte e la domenica apparentemente tranquille. È stato di nuovo visitato ed è controllato a vista 24 ore su 24 perché il timore che possa compiere un gesto di autolesionismo è alto anche se allo psichiatra è apparso "normale pur se a rischio". Ha accettato dei cracker e del succo di frutta con un atteggiamento apparso quasi rassegnato. Nei prossimi giorni sarà spostato nella sezione protetti, proprio quella dei reclusi, una settantina, non proprio amati dal resto della popolazione carceraria e che potrebbero scontare la "riprovazione" degli altri. Non andrà in isolamento: la direttrice del carcere, Francesca Gioieni, ha confermato che anche in quel caso avrà con sé un compagno di cella. L’omicida di Giulia Cecchettin sembra non rendersi ancora conto di quello che sta passando, l’unica richiesta che ha fatto al cappellano del carcere che lo è andato a trovare ieri a mezzogiorno è stata quella di voler vedere i genitori. Lo potrà fare solo dopo l’interrogatorio di garanzia atteso per domani.
Interrogatorio sul quale l’avvocato difensore del giovane, Giovanni Caruso, non si sbilancia. "Devo ancora mettere a fuoco completamente gli atti – ha dichiarato il legale dopo avere visitato in carcere il suo assistito, ma con il quale sembra non abbia parlato –. Il ragazzo ora è disorientato, in condizioni di salute accettabili e non ha detto sostanzialmente nulla. È adeguatamente assistito e protetto in un carcere di grande sicurezza, anche dal punto di vista della sorveglianza contro eventuali situazioni che potrebbero degenerare. Oggi approfondirò l’ordinanza del gip che è stata consegnata anche a Filippo".
Domani davanti al giudice per le indagini preliminari del tribunale di Venezia, Benedetta Vitolo, Turetta potrebbe ripetere la confessione fatta ai magistrati tedeschi. "Ho ammazzato la mia fidanzata", di cui però nel processo non si potrà disporre, o potrebbe, su consiglio del legale, avvalersi della facoltà di non rispondere. La strategia del professor Caruso potrebbe essere quella di fare giocare tutte le carte all’accusa, anche su quei reati ipotizzati ma non ancora notificati. Al momento il ventiduenne di Torreglia è indagato per omicidio volontario aggravato dai vincoli affettivi e sequestro di persona, ma la Procura guidata da Bruno Cherchi calcherà la mano sulla premeditazione e occultamento di cadavere. Una volta messe sul tavolo queste ulteriori carte Caruso potrà scegliere la linea di difesa che non esclude quella della perizia psichiatrica per determinare le condizioni mentali di Turetta al momento dell’efferato delitto, che è stato compiuto, secondo le indagini, nell’arco di ventidue minuti, tanto è durata l’agonia di Giulia.
Se Turetta parlerà, dovrà chiarire molti punti della vicenda che sono ancora oscuri: che cosa ci faceva nel pomeriggio di sabato 11 a Fossò dove poi il delitto è stato ultimato, perché aveva acquistato il nastro adesivo e aveva in macchina i coltelli, perché aveva fatto il pieno alla macchina dovendo percorrere solo pochi chilometri, che fine ha fatto l’introvabile cellulare di Giulia, perché aveva spento il suo, come ha passato i sette giorni di latitanza e se ha avuto l’aiuto di qualcuno, quale sarebbe stata la meta finale della sua fuga.
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