Venezia, 25 novembre 2023 – Finalmente oggi Filippo Turetta, che ha ucciso l’ex fidanzatina Giulia Cecchettin, tornerà in Italia in manette su un volo militare, e si potrebbe già trovare di fronte a due nuove imputazioni: la premeditazione e l’occultamento di cadavere che gli verrebbero contestate, oltre all’omicidio volontario aggravato dal vincolo affettivo e il sequestro di persona – così spera la procura –, fin dall’interrogatorio di garanzia che dovrebbe svolgersi lunedì 27 davanti al gip del tribunale di Venezia Benedetta Vitolo. Una domanda degli inquirenti sarà sicuramente sullo smartphone di Giulia, che ancora non è saltato fuori e risulta spento dalle 22,45 di quel maledetto sabato 11 novembre: l’ultima cella agganciata è di Marghera, vicino al centro commerciale dove i due giovani avevano cenato. Stamani alle 8 il velivolo decollerà da Fiumicino con a bordo gli uomini del Servizio per la cooperazione internazionale di polizia, diretto, se non ci saranno cambiamenti, non a Lipsia-Halle ma a Francoforte che dista 400 chilometri dalla prigione dove è recluso il ventiduenne di Torreglia. Al giovane gli agenti italiani notificheranno il mandato di arresto internazionale e la consegna al nostro Paese.
Il volo di ritorno punterà sull’aeroporto Marco Polo di Venezia Tessera, l’atterraggio è previsto per le 12,30. Quindi il trasferimento al carcere di Verona, destinazione decisa dal Dipartimento della polizia penitenziaria perché vi si trova una sezione "protetta" per autori di reati sessuali e "a forte riprovazione sociale". Sarà comunque tenuto sotto stretta vigilanza perché ai magistrati tedeschi ha dichiarato di avere pensato almeno un paio di volte al suicidio, ipotesi paventata anche ai genitori se Giulia lo avesse lasciato. E un atto autolesionista di ’Pippo’, come la ragazza lo chiama nell’audio registrato con le amiche, lo temeva anche la vittima, restia nel dirgli di allontanarsi da lei, di "sparire almeno per un periodo". Invece lui ha scelto che a morire dovesse essere la sua ex. La premeditazione – che porterebbe all’ergastolo – sembra avanzare sempre più nella testa dei magistrati anche alla luce dell’acquisto fatto da Turetta qualche giorno prima del delitto su Internet dello scotch col quale ha chiuso la bocca di Giulia. Ci sono poi i due coltelli, i sacchi neri, un cambio di vestiti nell’auto sul quale ha vagato per sette giorni, le ricerche sul web di come sopravvivere in zone montane e isolate e soprattutto quel sopralluogo nella zona industriale di Fossò sei ore prima di quando alle 23,40 di sabato 11 novembre Filippo ha sferrato i colpi finali del massacro spingendo poi la "sua" Giulia a battere la testa sul marciapiede e a fare il suo ultimo viaggio di cento chilometri nel bagagliaio già morta.
Il nuovo legale della famiglia Turetta, Giovanni Caruso, non si è sbilanciato sulla strategia difensiva e se Filippo possa non rispondere al gip, e neppure sulla conferma della strada che aveva scelto l’avvocato d’ufficio, Domenico Compagno, vale a dire l’infermità mentale nel momento dell’omicidio. La partita è appena iniziata. E lo è anche per gli amministratori di due gruppi Facebook chiusi dalla Polizia postale: "Le bimbe di Filippo Turetta" e "Le bimbe di Filippo Turetta 2.0". Contro di loro potrebbe aprirsi un fascicolo di reato esteso a chi abbia postato commenti sessisti e ignobili. Ieri, il ministro dell’Interno, Matteo Piantedosi, ha sferzato le indagini sulla telefonata nella quale il vicino di casa di Giulia segnalava al 112 un’aggressione in strada, ma nessuna pattuglia arrivò: "Vogliamo sia fatta chiarezza".