Venerdì 26 Aprile 2024

Fuga da Khartoum, italiani evacuati Sos Onu: nuova ondata di profughi

Il governo riceve garanzie dalle fazioni in lotta, messi in salvo 170 connazionali. Partito anche l’ambasciatore. Gli scontri continuano, l’Unhcr e le Ong lanciano l’allarme: "In Ciad ci sono già 400mila rifugiati".

Fuga da Khartoum, italiani evacuati  Sos Onu: nuova ondata di profughi

Fuga da Khartoum, italiani evacuati Sos Onu: nuova ondata di profughi

di Alessandro Farruggia

Via da Khartoum. L’Italia ha avviato ieri il ponte aereo per portare in salvo i nostri connazionali che volevano lasciare un Sudan squassato dalla guerra civile. Con loro anche il personale della nunziatura apostolica e alcuni cittadini di nazioni amiche, in particolare svizzeri. Alle 13.55 sono partiti da Gibuti – dove c’è una base logistica italiana – due C130 J con a bordo operatori delle forze speciali (Col Moschin dell’Esercito, Goi della Marina e Gis Carabinieri) che hanno imbarcato anche 5 suv blindati e una aliquota di fucilieri dell’aria dell’Aeronautica (a protezione del velivolo nel’aeroporto di Khartoum).

Il ministro degli Esteri Antonio Tajani ha detto "di aver parlato con entrambi i leader" delle parti in lotta nel Sudan (Abdel Fattah al-Burhan e Mohamed Hamdan Dagalo) che gli hanno fornito "la garanzia che entrambi tuteleranno gli italiani". E questo ha dato il disco verde all’operazione. Voli simili sono stati allestiti da Stati Uniti, Francia, Germania, Spagna e altri Paesi. Nel pomeriggio 41 residenti italiani in Sudan e il personale dell’ambasciata hanno lasciato la residenza dell’ambasciatore e sono giunti all’aeroporto, dove hanno trovato altri connazionali.

Complessivamente verranno messi in salvo dalle forze armate italiane 194 civili, dei quali quasi 170 italiani. In serata è partito uno dei due C130 J italiani, con destinazione Gibuti. A bordo aveva 107 civili (tra i quali 8 bambini e 9 anziani), un medico, un infermiere e 12 uomini di equipaggio. Altri 80 civili (quasi tutti connazionali) presi in carico dagli italiani sono stati imbarcati nella notte su un aereo spagnolo, sempre con destinazione Gibuti. Altri sette italiani sono saliti su un volo francese. "L’Italia non lascia nessuno indietro", commenta in tarda serata la premier Giorgia Meloni.

Il ministero della Difesa fa sapere che hanno lasciato il Paese anche l’ambasciatore Michele Tommasi e il personale militare, sempre alla volta di Gibuti. Tra chi ha scelto di non rientrare in Italia c’è invece gran parte del personale della missione di Emergency (che in Sudan ha un ospedale cardiologico, due ospedali pediatrici e un ambulatorio nel grande centro profughi di Mayo): sono rimasti in 46, dei quali 38 italiani, e solo 7 sono rientrati con i voli allestiti dalla Difesa. "Abbiamo deciso di rimanere qui per gli 81 pazienti in cura nel nostro ospedale. Non possiamo abbandonarli perché rischierebbero la vita", spiega il parmense Franco Masini, medical coordinator dell’ospedale di Emergency. I nostri connazionali giunti a Gibuti dovrebbero rientrare oggi con un volo di un KC767 che atterrerà alle 19.20 a Ciampino.

Gli scontri continuano, e Unhcr e alcune Ong avvertono del rischio di una nuova ondata di profughi. "Il Ciad orientale – spiega l’Alto commissariato delle Nazioni Unite per i rifugiati – ospita già oltre 400mila rifugiati dal Sudan e i nuovi arrivi stanno mettendo ulteriormente a dura prova i servizi e le risorse pubbliche del Paese, già sollecitate oltre misura. Negli ultimi giorni ci sarebbero tra le 10mila e le 20mila persone in fuga dal conflitto nella regione sudanese del Darfur per cercare rifugio nel vicino Ciad", il che non deve sorprendere dato che ci sono "milioni di persone in fuga nel e dal Sudan". "Quello che sta accadendo aggrava una situazione di grande sofferenza per la popolazione civile e chiaramente spingerà le persone a spostarsi dal Paese", spiegano dalle Ong Mediterranea e Sos Mediterranée. In Europa potrebbero giungere tra un mese.