Giovedì 25 Aprile 2024

Europa: "No all'ergastolo duro". Chi potrebbe uscire, super boss e killer spietati

Tra i possibili beneficiari anche Battisti e Lioce

Raffaele Cutolo (a sin.) e Leoluca Bagarella

Raffaele Cutolo (a sin.) e Leoluca Bagarella

Roma, 9 ottobre 2019 - C’è Leoluca Bagarella, spietato killer e boss dell’ala stragista della mafia, quella dei corleonesi di Totò Riina. C’è Raffaele Cutolo, il fondatore della Nuova Camorra Organizzata, tredici ergastoli, in carcere da 57 anni. E poi Domenico Gallico della ’ndrina di Palmi, Marcello Viola della ’ndrina di Taurianova, quel Savino Madonia, che fu l’assassino di Libero Grassi.

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E i camorristi Francesco Bidognetti, Francesco Schiavone detto ‘Sandokan’ e Cosimo di Lauro dei Casalesi, i mafiosi Giuseppe e Filippo Graviano, boss del mandamento di Brancaccio-Ciaculli, Pietro Aglieri capomandamento di Santa Maria del Gesù; Salvatore Biondino, capomandamento di San Lorenzo; il killer Giuseppe Lucchese della famiglia di Brancaccio; il boss catanese Benedetto ‘Nitto’ Santapaola; il fedelissimo di Riina, Raffaele Ganci; Ignazio Ribisi della mafia di Palma di Montechiaro. Ancora: lo ’ndranghetista Giovanni Strangio che fu l’ideatore della strage di Duisburg; Giuseppe Rogoli ’ndranghetista della Piana di Gioia Tauro che fu tra i fondatori della Sacra Corona Unita in Puglia.

Agli ergastolani della criminalità organizzata vanno aggiunti i terroristi, da Nadia Desdemona Lioce delle Nuove Br a Cesare Battisti dei Proletari Armati per il Comunismo, che tenteranno di ottenere quanto molti ex – tra i tanti, Mario Moretti, condannato a sei ergastoli e ora in regime di semilibertà – hanno già ottenuto. Gli egastolani ostativi, secondo i dati di Nessuno Tocchi Caino, sono 1.250, cioè i due terzi dei 1.790 condannati a vita. Secondo altri calcoli sarebbe poco meno di mille. Per tutti si apre, almeno in via teorica, una nuova possibilità: dimostrare che dopo una lunga carcerazione non sono più pericolosi e che possono beneficiare di permessi e magari arresti domiciliari. Decideranno i giudici di sorveglianza.

"Caduto l’automatismo ostativo – argomenta Andrea Pugiotto, ordinario di Diritto costituzionale all’università di Ferrara – si ritornerà alla regola della valutazione giurisdizionale individuale. Si chiama riserva di giurisdizione ed è prevista dalla Costituzione come meccanismo di garanzia per tutti i cittadini, detenuti compresi". 

"La Corte Europea – argomenta il professore – non ha bocciato la collaborazione come condizione per accedere ai benefici penitenziari, ma ha contestato l’equivalenza tra mancata collaborazione e pericolosità sociale del condannato, invitando il legislatore italiano a prevedere anche per l’ergastolano non collaborante la necessità di accedere ai benefici penitenziari, se ha dato la prova del sicuro ravvedimento".

Molti – che pentiti non sono affatto – ci proveranno e non ci riusciranno. Ma altri con ogni probabilità hanno ragioni per sperare, specialmente se la Corte Costituzionale, che il 22 ottobre dovrà pronunciarsi sull’ergastolo ostativo, dovesse confermare l’orientamento dei giudici europei.