Mercoledì 24 Aprile 2024

Trionfo barbarico

All'orrore si aggiunge il trionfo barbarico dell’ingiustizia. Nessuno pagherà per la morte di Sana Cheema, la ragazza bresciana di 25 anni strangolata in Pakistan perché voleva sposare un italiano. Tutti assolti per "mancanza di prove" gli 11 imputati, anche il padre, lo zio e il fratello che avevano confessato l’assassinio per "motivi d’onore" e poi hanno ritrattato per avere la certezza dell’impunità. Come per Asia Bibi, la giovane cristiana condannata a morte dal tribunale di Lahore per aver bevuto l’acqua di un pozzo riservato ai musulmani, torna ad aprirsi lo scenario tragico dell’integralismo islamico: Asia Bibi è stata liberata nel novembre scorso, dopo 8 anni di carcere, grazie alle pressioni del mondo occidentale, Sana Cheema invece è rimasta sola, alla mercé della sharia e del più feroce integralismo islamico. Aveva avuto il torto, agli occhi dei suoi familiari, d’integrarsi perfettamente in Italia – dove aveva studiato e aveva trovato un lavoro – e di credere che anche per lei fosse possibile, come per le sue amiche, vivere come voleva e amare chi voleva. Il clan dei parenti pakistani la pensava diversamente e ha imposto con la violenza le proprie scelte, confermando per l’ennesima volta la frattura che esiste con il mondo occidentale. "Rispetto dei valori civili e democrazia sono incompatibili con le regole della sharia e il fanatismo islamico", ha stabilito la sentenza emanata il 31 luglio 2001 dalla Corte Europea dei diritti umani. È inaccettabile che non ci sia libertà di scelta per la donna in Paesi che subordinano le regole della vita pubblica e privata alle norme religiose dell’Islam; è ancora più grave che la violazione di queste regole possa aver luogo in Occidente. Sana Cheema avrebbe dovuto essere protetta. Il suo martirio dovrebbe spingere la comunità internazionale a chiedere che sia fatta giustizia. E a ribadire con forza l’obbligo – per chi viene da un Paese diverso – di rispettare le regole del Paese in cui vive. "La sharia deve essere combattuta con la stessa forza con cui il mondo civile si è opposto al nazismo e all’apartheid", scrive il filosofo francese Michel Onfray. Che aggiunge: "Per quel che mi riguarda, non ho niente contro i musulmani: è l’Islam che rappresenta un problema".