Giovedì 18 Aprile 2024

Omicidio Sana Cheema, tutti assolti in Pakistan. Liberi anche padre e fratello

Il giudice: non c'erano prove sufficienti o testimoni. Tra gli 11 imputati, il padre, lo zio, il fratello, la madre e diversi altri familiari

Sana Cheema aveva 25 anni

Sana Cheema aveva 25 anni

Gujrat (Pakistan), 15 febbraio 2019 - Per l'omicidio di Sana Cheema "non ci sono prove certe, non ci sono testimoni". E così il giudice Amir Mukhtar Gondal, del tribunale distrettuale di Gujrat, nel Nord-Est del Pakistan, ha assolto tutti gli 11 imputati, tra cui il padre, il fratello e lo zio. Sana voleva sposare il suo fidanzato italiano, ma è stata portata via da Brescia nell'aprile del 2018 per costringerla a nozze combinate nel Paese d'origine della famiglia. 

Lei aveva rifiutato il matrimonio imposto, e in Italia non è tornata più: per questa 'colpa' è morta, a 25 anni. I familiari avevano inizialmente detto che era morta per cause naturali, ma l'autopsia rivelò che era stata strangolata. Oltretutto, durante le indagini, padre, zio e fratello confessarono di aver ucciso Sana perché aveva "disonorato" la famiglia. Ma poi ritrattarono la confessione, e il giudice pakistano non ha avuto dubbi: prove certe non ce ne sono. E ha ordinato il rilascio del padre di Sana, Ghulam Mustafa Cheema, dello zio Mazhar Cheema e del fratello Adnan.

Cheema, nata in Pakistan ma cresciuta in Italia, viveva a Brescia, dove aveva compiuto gli studi, e poi aveva trovato lavoro a Milano. I genitori avevano vissuto con lei per anni, ottenendo anche la cittadinanza italiana, poi si erano spostati in Germania. Fino a quel maledetto aprile, in cui l'accompagnarono in Pakistan con l'intenzione di obbligarla al matrimonio combinato.

A processo padre e fratello

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