Sembra un po’ la storia di quel tale che rubava il suo stesso portafoglio dalla tasca destra per nasconderlo in quella sinistra. I soldi non ci sono, e quindi ci si arrangia come si può. Così la flat tax fino a un certo ammontare di giro d’affari, per le partite Iva, viene abolita. Si procederà con accertamenti precisi e conseguente tassazione. Fino a ieri il regime in vigore, flat tax appunto senza obbligo di rendicontazione, era sembrato un modo per agevolare l’ingresso nel mondo produttivo dei giovani. Ma evidentemente l’obiettivo con è più questo: adesso si tratta soprattutto di fare cassa.
E questo è uno dei guai che capitano quando i soldi scarseggiano: anche i migliori propositi vanno a farsi benedire: il denaro si va a pescare dove si pensa che si trovi, alle politiche di più lungo respiro si penserà in futuro, quando le cose andranno meglio (ma quando?). Questo è uno dei tanti momenti sbagliati della manovra in corso. Rimane il fatto che questa è una manovrina bizzarra: 30 miliardi in totale, ma 23 assorbiti dalla sterilizzazione dell’Iva, cioè per lasciare le cose come erano. Per la manovra vera e propria rimangono solo 7 miliardi, raccattati come farebbe una massaia nell’orto di casa, un po’ qui e un po’ là.
Anche se poi, alla fine, si scopre che metà di questi 30 miliardi sono in realtà fatti a debito. Insomma, si fa poco o niente, ma il debito pubblico invece di scendere sale. D’altra parte, con un debito pubblico ormai sopra i 2400 miliardi per fare un bilancio che stia in piedi non rimangono che gli espedienti: tasse sulle sigarette, sulla plastica, e sulle partite Iva che consentivano ai giovani di darsi da fare. E così questo giro se ne va, il prossimo sarà un bel mistero. Anche gli espedienti, prima o poi, finiscono. Ma, forse, sbrogliare la manovra 2021 toccherà a qualcun altro. La speranza è sempre questa: che sia un altro a dover tirare le castagne fuori dal fuoco.