Venerdì 26 Aprile 2024

Restano troppi tabù

I Gilet gialli di Francia finiscono, inconsapevolmente, per dare una mano ai negoziatori italiani che da oggi tenteranno l’affondo finale con la Commissione di Bruxelles e con gli altri partner europei per far passare la nostra legge di Bilancio. Ma, nonostante l’assist imprevisto e indiretto, Giuseppe Conte e Giovanni Tria si troveranno di fronte un trio (Juncker, Moscovici e Dombrovskis) inflessibile, che, al massimo, concederà qualche mese in più di tregua per rimettersi in carreggiata con il deficit. 

L’arte italiana di «arrangiarsi» e di sfruttare tatticamente e furbamente le opportunità che lo scenario internazionale offre non potrà fare velo, infatti, alle debolezze strutturali della finanza pubblica italiana, a cominciare dal debito, per finire con le illusorie previsioni di crescita per il 2019. 

Dunque, ancora una volta, rischiamo di perdere tempo prezioso e di allungare in maniera estenuante una trattativa che più dura più si ripercuote a nostro svantaggio, come i risultati di queste lunghe settimane dimostrano sia sui mercati finanziari sia sul versante dell’economia reale.  Il premier e il ministro dell’Economia sembrano essere sempre più consapevoli, se mai non lo sono stati, di quale sia l’atteggiamento dei vertici della Commissione e dei suoi azionisti di riferimento: la Germania e i Paesi del Nord e dell’Est Europa.

E, d’altra parte, basta guardare al trattamento riservato a Theresa May per capire che dobbiamo scendere a più miti consigli.  Il problema di Conte e Tria, però, è lo stesso da mesi: come convincere Matteo Salvini e, principalmente, Luigi Di Maio ad accettare un più significativo gradualismo nell’introduzione del reddito di cittadinanza. Tra finestre, clausole di salvaguardia e sperimentalità triennale, infatti, ‘quota 100’ appare in buona misura sterilizzata e compatibile con i possibili nuovi saldi di bilancio. Il sussidio di matrice grillina, invece, è tuttora un oggetto misterioso nella sua definizione e nella sua dinamica di spesa. Ma rimane, comunque sia, un tabù metterlo in discussione quantomeno nella sua gradualità.