Mercoledì 24 Aprile 2024

Brexit, linea dura di Juncker e Merkel. La May è sempre più isolata

Da oggi i bilaterali della premier britannica. Merkel scarica Londra, l'Europa tiene la linea dura: "L'accordo raggiunto è l'unico possibile"

Theresa May (Ansa)

Theresa May (Ansa)

Londra, 11 dicembre 2018 - Linea dura di Jean Claude Juncker sulla Brexit. Nessun salvagente da Berlino, con la Merkel che lascia intendere chiaramente di non essere disposta ad aiutare Londra. E il governo di Theresa May è sempre più in affanno. 

JUNCKER - "L'accordo che abbiamo raggiunto è il migliore e l'unico possibile - dice il presidente della Commissione Ue riferendo alla Plenaria del Parlamento Ue sul prossimo Consiglio europeo -  non c'è margine di manovra per nuovo negoziato". Una doccia gelata per la premier britannica che ieri ha rinviato il voto di ratifica all'intesa in Parlamento, ammettendo che il testo sarebbe stato respinto. La May ha detto ai Comuni di voler andare a Bruxelles prima del Consiglio, in programma per giovedì, per ridiscutere e avere "rassicurazioni" su alcuni punti dell'intesa. 

"Chiarimenti, ma non si rinegozia"

Stasera l'inquilina di Downing Street incontrerà proprio Juncker che non sembra però lasciare spiragli. E che, anzi, non risparmia frecciatine ai quasi (ex) colleghi di Oltremanica: al Consiglio europeo "avremo un ospite a sorpresa: la Brexit - dice -. Sono sorpreso perché ci eravamo messi d'accordo con il governo britannico e a quanto pare ci sono problemi quando ci si avvicina alla meta". Il numero uno della Commissione Ue assicura che c'è un "margine per ulteriori chiarimenti e interpretazioni". E, allo stesso tempo, ribadisce che l'Unione Europea non rinegozierà l'accordo di ritiro concluso con il Regno Unito al termine di due anni di difficili trattative con Theresa May. La stessa linea viene espressa dal ministro austriaco per l'Europa Gernot Bluemel (presidente di turno Ue), a margine del consiglio Affari generali. 

Brexit, cosa succede se il Parlamento britannico boccia l'accordo

image

May accerchiata

La premier britannica ormai è accerchiata: ieri la resa a Westminster, con il rinvio del voto ("Avverrà entro il 21 gennaio", assicura oggi un portavoce di Downing Street) tra fischi e grida di scherno che hanno accompagnato il suo discorso. Diversi parlamentari ne hanno invocato le dimissioni, mentre lei annunciava il tentativo (forse estremo) di riaprire il discorso con Bruxelles. Il nodo più delicato è quello del 'backstop', ovvero la 'polizza di assicurazione' che l'Irlanda del Nord necessita per non tornare a una linea di frontiera 'dura' che farebbe riaccendere le tensioni mai sopite nella zona. Da oggi sono in programma gli incontri bilaterali per risolvere l'impasse. Prima all'Aja con premier olandese Mark Rutte (che dichiara "Dialogo utile in vista del summit Ue"), quindi l'incontro a Berlino la cancelliera tedesca Angela Merkel. E proprio sul faccia a faccia in Germania, il ministro tedesco agli Affari Europei, Michale Roth, ha precisato che "non ci sarà alcuna rassicurazione sulla riapertura del negoziato". Infine, a Bruxelles, sono in programma i colloqui con il presidente del Consiglio europeo, Donald Tusk, e Juncker. La data fissata per la Brexit è il 29 marzo 2019, il conto alla rovescia è iniziato. E la strada per Theresa May rischia di essere, più che in salita, inaccessibile. 

image

CONTE - Sul tema è intervenuto oggi anche il premier italiano, Giuseppe Conte. "Guardiamo con profondo rispetto al dibattito al democratico" in corso a Londra, ha detto in Aula nelle comunicazioni prima del Consiglio europeo, "ma allo stesso tempo a poco più di tre mesi" dalla Brexit, c'è "l'esigenza che l'uscita del Regno Unito dalla Ue avvenga in maniera ordinata, per offrire chiarezza e certezza a molti cittadini e imprese italiane coinvolte". E ha concluso: "Continueremo a lavorare con i partner per preparaci anche allo scenario per noi poco auspicabile di recesso senza accordo".