Giovedì 25 Aprile 2024

Debora Caprioglio: "Ho respinto tante avances. A letto non s'impara l'arte"

L'attrice racconta "la professionalità maniacale" di Klaus Kinski. "Che grandi mangiate in trasferta facevamo con Brass". L'amore? "In una relazione sera una scappatella si perdona"

Debora Caprioglio (Foto Alive)

Debora Caprioglio (Foto Alive)

Milano, 24 aprile 2017 - Nel suo monologo ‘Debora’s Love’ ha raccontato molti aneddoti sulla sua vita. Ce ne ricorda uno?

«Mentre ancora studiavo al Classico di Mestre, un giorno sul Gazzettino vidi l’annuncio di un concorso di bellezza. Complice la mamma, mi iscrissi e lo vinsi. Dopo quel concorso, una sera a cena, conobbi Klaus Kinski, che era a Venezia per girare un film. Lui stava preparando ‘Paganini’, che poi girai con lui. Alla cena Klaus mi vide e rimase folgorato. Mi diede il ruolo e da lì è nata una storia che è durata tre anni».

Successe qualcosa di divertente durante le riprese?

«Stavamo girando sull’Appia antica e una Cinquecento con due fidanzatini a bordo, che cercavano un po’ di intimità, entrò in campo. Lui si arrabbiò moltissimo, e, vestito da Paganini, tutto nero, gli saltò sul cofano urlando. I ragazzi scapparono a gambe levate».

Com’era l’attore Klaus Kinski?

«Per prepararsi al film su Paganini si vestiva come lui e, per tutto il giorno, ascoltava ininterrottamente la sua musica. Aveva un’attenzione maniacale per il particolare, che allora io non capivo. Avevo solo vent’anni...».

Come avvenne il primo contatto con Tinto Brass?

«Parliamo degli anni Novanta. Lui stava facendo dei casting per cercare la protagonista di ‘Paprika’ e aveva visto una mia foto sul giornale. Allora non c’erano ancora i cellulari e quindi cercò sulla guida telefonica il cognome della mia famiglia. Lo trovò al primo colpo, ma allora io stavo già a Roma. Così rispose mia madre. ‘Sono Tinto Brass’, disse lui. E mia mamma: ‘Sì, e io sono la Regina d’Inghilterra’, e riattaccò. Per fortuna Tinto Brass richiamò, in realtà per il teatro. Ma il provino e la mia fisicità gli piacquero talmente tanto che mi scelse per ‘Paprika’».

Durante le riprese si vergognò mai?

«È stata una lavorazione molto gioiosa. Nell’incoscienza dei miei 20 anni ho accettato di girare il film in cui ci sono stati anche momenti difficili, ma soprattutto per la lunghezza della lavorazione».

Qualche episodio particolare?

«Quando eravamo in trasferta, alla sera si facevano delle grandi e interminabili mangiate...»

Lei si è avvicinata ancora di più alla religione. Alla luce di questa ritrovata spiritualità, si è pentita di qualcosa nella sua carriera?

«Sono sempre stata credente, e a 40 anni, mi sono sposata in chiesa. Questo ha scatenato un grande clamore, come se fossi stata folgorata sulla via di Damasco. La mia spiritualità è tale e quale a prima. Ma non sono un’invasata».

Perché si è tolta la lettera ‘h’ dal nome?

«A me piace più senza, mi sembra che il nome sia più composto. Mia mamma invece insiste che, all’anagrafe, Deborah è con l’h».

Mi descrive il suo ritratto di famiglia in un interno?

«Una famiglia assolutamente normale. Io ho studiato al liceo classico di Mestre e, prima che scoppiasse il fatto del cinema, il mio destino sarebbe stato andare all’università, giurisprudenza».

Come andava in greco?

«Meglio del latino, forse perché il greco è più matematico».

Il suo rapporto col denaro?

«Ci vogliamo molto bene. La commedia ‘Alla faccia vostra’ racconta appunto della morte di un ricco signore, in occasione della quale tutti i parenti si accapigliano per l’eredità. Sarebbe ipocrita dire che il denaro non serve. Ogni mattina, anche se non ce ne rendiamo conto, cominciamo a spenderlo: basta accendere la luce – a meno che non ci ritiriamo in una caverna. Ma forse anche lì bisognerebbe pagare l’occupazione del suolo pubblico. Dal denaro non si può prescindere».

Sono molte le carriere costruite a letto?

«È un aspetto molto legato al passato. Oggi prevale l’aspetto economico, tranne forse a teatro: se uno pensa di arricchirsi sul palcoscenico non farà molta strada».

Le hanno mai fatto proposte indecenti?

«Mi sono sempre sottratta un istante prima di riceverla. Non sono una veggente, ma abbastanza scaltra per capire in anticipo quando ci poteva essere questo pericolo, così da evitarlo per tempo. Nella vita le cose che si guadagnano facilmente si perdono facilmente. Le carriere rapide sono belle ma spesso durano poco. Per durare serve il mestiere. La carriera e il mestiere sono due concetti diversi. Il mestiere non si crea in un attimo, e tanto meno a letto».

È vero che per lei il solo sesso non fa tradimento?

«Non lo penso e non credo di averlo mai detto. Però se uno vuole salvare un rapporto può anche sorvolare su un’eventuale scappatella».

Lei ha mai tradito o è stata tradita?

«Ho cercato un rapporto duraturo solo in età matura, quando me la sono sentita, con tutte le conseguenze del caso. Se c’è il desiderio di andare con un’altra persona, significa che qualcosa nel rapporto si è rotto. Magari a vent’anni avevo un’altra mentalità... Quando uno è libero fa quello che gli pare».

Come è stata l’esperienza all’isola dei famosi?

«Molto bella. Dura ma positiva. Sono rimasta sull’isola per 60 giorni, arrivata al trentacinquesimo ho cominciato ad accusare la fatica. Lì si pensa solo al cibo. Ogni notte facevo questo sogno: andavo al ristorante, ordinavo i piatti ma non mi portavano da mangiare perché non potevo pagare. Era diventata una ossessione».

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