Ester Pasqualoni, morte annunciata. Pedinamenti e minacce continue

Il sindaco: "Richieste d’aiuto cadute nel vuoto". Il killer s’impicca. L'amica: "Ossessione durava da 10 anni"

Ester Pasqualoni, oncologa uccisa a Teramo

Ester Pasqualoni, oncologa uccisa a Teramo

Teramo, 23 giugno 2017 - Il killer della dottoressa Ester Pasqualoni si impicca con una fascetta elettrica autostringente legata alla spalliera del letto. Il corpo senza vita di Enrico Di Luca, 69 anni, pensionato con un passato da investigatore privato, viene trovato in un appartamento che non era più suo, ma di cui aveva ancora le chiavi, a Villa Rosa, sul litorale adriatico, nei pressi di Martinsicuro (Teramo), la città in cui risiedeva. Davanti casa la Peugeot bianca con cui era fuggito dall’ospedale Val Vibrata di Sant’Omero, dopo aver infierito con una roncola contro la 53enne dottoressa che tormentava da anni con appostamenti e pedinamenti.

IL ‘FINALE di partita’ con il suicidio dello stalker non mette fine alle polemiche scaturite dalla mancata protezione dell’oncologa, rimasta in balia del suo molestatore nonostante una denuncia presentata ben tre anni fa. Fanno discutere anche le parole del capo della Polizia, Franco Gabrielli: «Per noi questa vicenda è sicuramente una grande sconfitta. Oggi ci sono strumenti come l’ammonimento, l’allontanamento, che prima non c’erano» ma che «in alcune situazioni, come quella nel teramano, non sono stati sufficienti». «Purtroppo – aggiunge Gabrielli – questo può accadere, ma non è che possiamo incarcerare tutti gli stalker». Di certo rivedendo le sequenze che hanno portato alla morte di Ester, si resta sgomenti di fronte alla solitudine nella quale è stata lasciata la vittima nonostante le misure comminate allo stalker. La donna, infatti, aveva presentato un esposto, il 24 gennaio 2014, al commissariato di Atri (Teramo). Esposto al quale era seguito l’ammonimento di Di Luca, sei giorni dopo, da parte del questore, con il contemporaneo ritiro del porto d’armi. Ma per il molestatore non era cambiato nulla: pedinamento, appostamenti, telefonate.

L'amica: "Ossessione durava da 10 anni"

TRE MESI dopo, ad aprile, Ester si vide di nuovo costretta a bussare alle forze dell’ordine perché, nonostante l’ammonimento, Di Luca la seguiva e la filmava per le strade di Roseto degli Abruzzi e davanti al villino in cui le abitava da sola con i due figli di 16 e 14 anni. I carabinieri fermarono Di Luca, gli sequestrarono la telecamera e inviarono un fascicolo in procura. Il pm chiese l’archiviazione. Un esito che scoraggiò Ester, che neppure fece opposizione, e ringalluzzì il suo aggressore che continuò a seguirla e tormentarla.

EPPURE l’uomo trovato impiccato viene descritto da un suo vicino come «una persona educata e gentile che rispondeva sempre ai saluti». «Lo conoscevo, anche se solo di vista – dice Antonio Piscitelli, pensionato che abita accanto a Villa Rosa –. Sapevo che fino a qualche tempo fa viveva in questa casa con il figlio che poi si è trasferito in Francia. Non potevo minimamente pensare che potesse accadere quello che ho saputo».

Ben diversa l’emozione che traspare nel ricordo della dottoressa. «È il drammatico epilogo di una storia tremenda e di una tragedia annunciata», dice la senatrice Pd, Stefania Pezzopane, ex presidente della Provincia dell’Aquila, mentre il sindaco di Roseto, Sabatino Di Girolamo, proclama il lutto cittadino in occasione dei funerali di Ester che ci saranno probabilmente domani. Sul fatto che la donna si fosse già rivolta alle forze dell’ordine, il primo cittadino osserva come «sconcerta che nel 2017 si possa morire in questo modo ed è un ulteriore dramma la sua richiesta di aiuto caduta nel vuoto».