Napoli e lo scudetto: conto alla rovescia. Dopo Lecce quanto manca alla festa tricolore

Gli azzurri hanno vinto in Salento grazie al pasticcio del duo Gallo-Falcone, ma hanno deluso nella prestazione. Tanti i campanelli d'allarme in vista della Champions

L'esultanza di Di Lorenzo e Rrahmani dopo il primo gol a Lecce

L'esultanza di Di Lorenzo e Rrahmani dopo il primo gol a Lecce

Napoli, 8 aprile 2023 - Ci sono vittorie e vittorie dal punto di vista qualitativo, ma la sostanza non cambia e per il Napoli si tratta di una sostanza dolcissima che fa rima con la vittoria numero 24 in campionato, che a sua volta significa -4 successi per il traguardo dello scudetto. Eppure, quello di Lecce tutto può essere definito fuorché un trionfo senza appello e non solo per il modo a dir poco rocambolesco in cui è maturato il colpo grosso al Via del Mare.

Questione di 'pennuti'

Chiamarsi Antonino Gallo e Wladimiro Falcone e confezionare una 'papera': forse neanche un uomo di cinema come Aurelio De Laurentiis avrebbe potuto scrivere un copione simile che ha quasi del grottesco, specialmente per i volenterosi salentini che avrebbero meritato ben altro risultato anche grazie alla verve di Federico Di Francesco, il migliore in campo che per una sera strappa i riflettori di solito puntati su Khvicha Kvaratskhelia. Il georgiano, così come l'intera truppa azzurra, di fatto si limita a lucrare sulle sbavature concesse dai padroni di casa: poche, a dirla tutta, almeno fino al 'pennuto' che al 64' ha indirizzato inesorabilmente l'intera posta in palio. Fino a quel momento l'attacco del Napoli aveva di fatto sempre sparato a salve: Giacomo Raspadori ha palesato una condizione fisica ancora deficitaria e il resto del reparto è stato imbrigliato alla grande da Marco Baroni, che vince il duello a distanza con Luciano Spalletti. Per il tecnico del Lecce, alle prese con una lunghissima serie di sconfitte, la consolazione è magrissima, mentre per quello degli azzurri si tratta di un 'ko' a dir poco indolore, così come finora lo sono stati tutti quelli - pochi per la verità - rimediati in stagione. Anche il tonfo con il Milan rischia di essere ridimensionato, ma solo a patto di 'vendicarsi' nell'imminente primo round dei quarti di finale di Champions League, quello nel quale il Napoli sarà chiamato a ritrovare quello smalto dei giorni d'oro che sembra smarrito al rientro dalla sosta.

Ansia Simeone

Qualcosa ultimamente tra gli azzurri pare essersi inceppato ed è un discorso che esula da uno scudetto ormai da tempo indirizzato verso Fuorigrotta, come ha deciso anche la Dea Bendata confezionando nell'arco dell'intero torneo diversi episodi favorevoli per la capolista: per (quasi) parafrasare una nota canzone, la fortuna non è un reato. Lo sarebbero di certo non sfruttarla e non si può dire che la banda Spalletti stia incappando in questo delitto. Anzi: minimo sforzo e massima resa anche al Via del Mare, dove diverse medio-grandi quest'anno hanno lasciato punti per strada. Non il Napoli, che vince ma non convince e, in più, si lecca le ferite sul fronte infermeria, l'unico che in questo momento non sta sorridendo alla capolista: in attesa del rientro di Victor Osimhen, Giovanni Simeone lo raggiunge ai box complicando ulteriormente i piani di Spalletti. Considerando il feeling del Cholito con la Champions League e le condizioni di forma non ottimali di Raspadori, il guaio per il tecnico toscano rischia di essere bello grosso. A ciò va aggiunta anche la cabala, con l'argentino che aveva firmato (insieme a Matteo Politano, letale dal dischetto) la vittoria di San Siro nella gara di andata del campionato, una delle tante che aveva fatto presagire il successo finale del torneo da parte del Napoli grazie all'ormai ben noto mix di ingredienti: cinismo, fortuna e carattere. Già, il carattere: parola che oggi risuona con molta frequenza nel capoluogo campano per legittimare la presa del Via del Mare. Si direbbe lo stesso a risultato e modalità invertiti? Probabilmente no, per un gioco vecchio quanto il calcio che si può proiettare anche sui singoli episodi delle partite: se sbaglia la difesa avversaria in occasione di un gol della propria squadra del cuore si tenderà a elogiare la giocata dei propri beniamini e viceversa. Per restare in ambito di 'papere' dei portieri, basti ricordare la pioggia di insulti piovuta su Alex Meret poco più di un anno fa dopo che un suo grave errore con i piedi spianò la strada alla rimonta completa dell'Empoli.

Osimhen: "Con Spalletti non ho scelta: devo segnare e difendere"

Proprio il friulano è presente nel novero di quei protagonisti del (quasi) tricolore non celebrati come meriterebbero. Tra essi figura anche Giovanni Di Lorenzo, il capitano coraggioso che ci mette una mezza nelle situazioni più complicate a livello difensivo, oltre a riscoprirsi una cinica punta aggiunta da calcio piazzato, uno dei jolly principali del Napoli capolista. Proprio da palla ferma è arrivata però anche l'unica gioia della serata del Lecce, che ha provato a sfruttare la pesante perdurante assenza di Osimhen. In attesa di rivedere il campo, il nigeriano si è concesso ai microfoni di France Football, ai quali ha affidato i propri pensieri sul rapporto con Spalletti (e non solo). "Con lui non ho scelta: faccio gol, ma sono anche il primo difensore. Deve essere così altrimenti impazzisce perché è un allenatore molto esigente: solo seguendo i suoi dettami però possiamo battere qualsiasi avversario, regalando ciò che merita a una città che fin dal mio arrivo mi ha cambiato". Eppure, proprio all'ombra del Vesuvio, l'attuale capocannoniere della Serie A ha vissuto il momento più complicato della sua vita (professionale e non): il drammatico infortunio occorso contro l'Inter dopo un violentissimo scontro con Milian Skriniar. "In quel momento fu come subire un colpo secco alla testa, eppure i medici erano stupiti di vedermi in piedi. Sia i sanitari sia il club hanno gestito benissimo la situazione: i primi in particolare mi hanno spiegato perché fosse necessario operarmi nonostante io non volessi. L'intervento è stato complicato: in pratica - continua Osimhen - mi hanno ricostruito l'osso passando dalla bocca. Dopo quel momento si è pensato alla maschera, che è molto dura nella zona che è chiamata a proteggere maggiormente. Mi sento al sicuro e onestamente non ho più paura". I difensori che devono sfidare il nigeriano ogni domenica potrebbero invece dire lo stesso?

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