Giovedì 25 Aprile 2024

LeBron James, storia di un riscatto. Così è diventato The King

Ingaggiato dai Lakers è considerato da molti il più grande giocatore di tutti i tempi. L'infanzia povera, la madre in carcere: la rivincita sul parquet

LeBron James è il Re del basket (Ansa)

LeBron James è il Re del basket (Ansa)

Los Angeles, 2 luglio 2018 - Da talento ancora grezzo della pallacanestro, ebbe l’onore e l’onere di allenarsi nella palestra della casa di Michael Jordan, il suo idolo. ‘His Airness’ è stato fra i primi a intuirne le straripanti potenzialità. Gli aveva messo gli occhi addosso fino a passargli addirittura il suo cellulare così che il giovane LeBron James potesse telefonargli in qualsiasi momento per carpirne ogni minimo segreto. Non lo avesse mai fatto MJ: l’astro nascente del basket, ora ingaggiato dai Los Angeles Lakers per 154 milioni di dollari in quattro anni, si fece ‘rubare’ il contatto. La pivellata gli costò caro, se è vero che il mobile di Jordan divenne bollente in pochi minuti. Normale che i rapporti fra Air e The King si siano raffreddati.

Proveniente da una famiglia povera di Akron (Ohio), LeBron James ha votato la sua vita all’orgoglio per diventare quello che è oggi: tra i più grandi cestisti, se non il migliore, di tutti i tempi. A nove anni (era in quarta elementare) per la vergogna saltò 82 giorni di scuola su 120. Sua madre Gloria era finita nei guai con la giustizia (per reati minori) e lui non sopportava la prospettiva di essere preso di mira dai compagni per le disavventure di una madre che da sola lo stava allevando nei sobborghi della remota cittadina americana. Il piccolo non ne aveva colpa e cercava il modo per dimostrarlo. Più tardi, quattro per l’esattezza, avrebbe iniziato a sfogare la sua frustrazione sul parquet. Punto dopo punto. Durante la consueta partita fra docenti e allievi James ebbe la faccia tosta di schiacciare a due mani in contropiede nel canestro avversario. Non avrebbe più smesso.

Parlano per lui i due ori olimpici (Pechino nel 2008 e Londra 2012) e i tre titoli Nba in bacheca: nel 2012 e 2013 con i Miami Heat; nel 2016 con la maglia dei 'suoi' Cleveland Cavaliers (la squadra must dell'Ohio). Quest'ultima vittoria ha il sapore di un miracolo sportivo. Vuoi per la franchigia, che in mezzo secolo di vita era andata sempre a secco, vuoi perché nella finale contro i Golden State Warriors, i Cavs erano sotto 1-3. Mai nessuno prima di loro era riuscito a risollevarsi dal baratro

Ora Cleveland ha perso il suo Re e rischia seriamente di ripiombare nel semianonimato del suo passato più recente, quando, nonostante il cecchino Mark Price e il pivot di peso Brad Daugherty, i Cavs si schiantavano regolarmente al primo turno dei playoff. Demoliti ogni volta (guarda un po') dai Chicago Bulls di Jordan, Pippen e Rodman. Dal canto suo LeBron trasferisce armi, bagagli (e famiglia, una moglie e tre figli) alla corte di un altro big della palla a spicchi: il patron dei Lakers, Magic Johnson.  Chissà che il Coast to Coast non gli porti di nuovo l’anello al dito. Gli anni a disposizione sul campo per The King non sono più un’infinità. Deve fare in fretta.