Mercoledì 24 Aprile 2024

Economia circolare e lotta agli sprechi alimentari: In campo anche il Parlamento Europeo

Novità / La normativa varata comprende nuovi obiettivi vincolanti di riduzione dei rifiuti da raggiungere entro la scadenza del 2030

Per spreco alimentare si intende l'insieme dei prodotti scartati dalla catena agroalimentare, che per ragioni economiche, estetiche o per la prossimità della scadenza di consumo, seppure ancora commestibili e quindi potenzialmente destinati al consumo umano, sono destinati ad essere eliminati o smaltiti. Nel raggiungimento degli obiettivi di sostenibilità, la riduzione dello spreco alimentare svolge un ruolo fondamentale. L’innovazione tecnologica a partire da intelligenza artificiale e blockchain, unita a una responsabilizzazione nei comportamenti, possono contribuire ad attuare forme di prevenzione e di contrasto al food waste. Ma veniamo ai dati di oggi: ogni cittadino europeo in media produce annualmente 131 kg di rifiuti alimentari, per complessivi 60 milioni di tonnellate. Oltre agli sprechi alimentari, anche quelli del settore tessile raggiungono numeri importanti: 12,6 milioni di tonnellate all’anno, dei quali 5,2 milioni di tonnellate provengono da abbigliamento e calzature. Se a ciò si aggiunge che solo l’1% dei rifiuti tessili vengono riciclati per la produzione di nuovi prodotti, si fa presto a comprendere quanto sia necessaria una decisa accelerazione in ottica di economia circolare. Un primo passo sembra essere stato fatto dal Parlamento Europeo che ha di recente votato nuove norme per affrontare il problema degli sprechi alimentari e di quelli della cosiddetta fast fashion. La normativa comprende nuovi obiettivi vincolanti di riduzione dei rifiuti da raggiungere a livello di singoli Stati membri dell’UE entro il 2030. Nel dettaglio, viene indicata una riduzione minima del 20% nella produzione e trasformazione alimentare, percentuale raddoppiata rispetto a quanto in precedenza indicato dalla Commissione, e del 40% pro capite nella vendita al dettaglio, ristoranti, servizi alimentari e consumatori, rispetto al 30% fissato dalle precedenti norme. In aggiunta, il Parlamento ha chiesto formalmente alla Commissione di valutare se apportare ulteriori modifiche introducendo percentuali di riduzione di rifiuti ancora più elevate per il 2035. Le nuove norme inoltre dovrebbero istituire regimi di responsabilità estesa del produttore, mediante i quali i produttori (che vendono prodotti tessili) nell’UE sono tenuti a coprire i costi relativi a raccolta differenziata, cernita e riciclo. Gli Stati membri avrebbero tempo 18 mesi dopo l’entrata in vigore della nuova direttiva (contro i 30 mesi proposti in precedenza dalla Commissione) per adottare tali regimi. Le nuove normative riguarderebbero diverse categorie di prodotti, quali abbigliamento e accessori, calzature, materassi, tappeti, biancheria da letto, tende, compresi i materiali che contengono cuoio, gomma, plastica. L’iter delle nuove norme dovrebbe riprendere il percorso legislativo dopo le elezioni europee, che si svolgeranno dal 6 al 9 giugno prossimi.