Data, Food e Motor Valley. L’Emilia-Romagna è la terra e la culla dell’industria, rinomata nel contesto italiano e internazionale. Per questo il nono obiettivo dell’Agenda 2030, che riflette sulla filiera delle infrastrutture, connesse al comparto dell’innovazione e dell’industria, è pane quotidiano per la regione. Quelle elencate dall’Onu sono tutte parole chiave per il territorio emiliano-romagnolo, che investe, in ottica futura, nelle tematiche in linea con i goal prefissati dall’Agenda. Al centro dell’azione strategica c’è il progetto Emilia-Romagna ‘Data Valley’, che valorizza le istituzioni di ricerca e le competenze che progettano il lavoro, l’impresa e la società del domani. Le politiche realizzate dal 2015 collocano la regione, per infrastrutturazione e capacità di calcolo, come grande incubatore europeo di nuova scienza rivolta ad affrontare alcune delle principali sfide del nuovo secolo. Ne è un esempio il Tecnopolo di Bologna, infrastruttura per l’innovazione, la ricerca e il trasferimento tecnologico da realizzarsi attraverso il recupero e la riqualificazione funzionale del compendio immobiliare dell’Ex Manifattura Tabacchi bolognese. Un polo di estrema competenza tecnologica, che contiene al suo interno Leonardo, il quarto supercomputer più potente al mondo. E poi c’è il Centro Ricerche del Brasimone, sull’Appennino Tosco-Emiliano, uno dei maggiori centri a livello nazionale e internazionale per lo studio e lo sviluppo delle tecnologie e dei materiali nei settori della fissione e fusione nucleare. Due fiori all’occhiello, giusto per citarne qualcuno.
L’impegno della Regione, quindi, è quello di costruire un’infrastruttura resiliente, promuovendo innovazione e una industrializzazione equa, responsabile e sostenibile. Per renderlo possibile, si è creato un piano strategico di importante portata: la Regione sta accelerando la trasformazione digitale dell’intera società, continuando a investire, da un lato, nella Data Valley, hub di ricerca e innovazione di livello globale, dall’altro nella diffusione di competenze digitali che garantiscano pari opportunità alle persone e competitività alle imprese di tutto il territorio regionale, impedendo che l’innovazione accresca i divari e facendo sì che concorra viceversa a ridurli. La rivoluzione tecnologica ha già cambiato i processi produttivi e l’obiettivo è quello di governare la trasformazione affinché si dia vita al ridisegno di un mondo del lavoro digitale e "aumentato". Per questo bisogna orientare la rivoluzione digitale verso i cittadini: il futuro e l’evoluzione tecnologica devono essere un diritto di tutte e tutti, un bene al servizio dei bisogni delle persone, un driver per lo sviluppo sostenibile. Al tempo stesso, la necessità è quella di snellire e ridurre la burocrazia e innovare la pubblica amministrazione. Serve un innalzamento del livello della legalità, dei diritti e della giustizia sociale. È inevitabile in questo discorso citare il ruolo delle startup. L’Emilia-Romagna si classifica in terza posizione con 895 startup attive (Lombardia in testa), che sono il futuro dell’impresa. Sul podio, ce ne sono 296 a Bologna, seguite dalle 136 di Modena e dalle 93 di Reggio Emilia. In scala più generale, stando ai dati di Unioncamere, in Emilia-Romagna le imprese ammontano complessivamente a 438.197 mila, con un saldo positivo di +1.483 mila imprese.
Marche Innovazione è il portale regionale per diffondere le traiettorie di sviluppo e le strategie per una crescita economica intelligente, sostenibile ed inclusiva del nostro territorio. Strategia significa rimettere al centro il sistema manifatturiero, motore di sviluppo della regione, significa standard più evoluti e integrazione tra sistema scientifico e sistema produttivo. La sfida è quella di proiettarsi sui mercati internazionali, investendo sulla tecnologia e la ricerca.