Venerdì 3 Maggio 2024

Epifania, il senso della festa lungo un intero secolo: tra raccolte alimentari e propaganda

Festa / Nei primi anni del '900 si offrivano doni ai più piccoli

rappresentazione della befana nel xx secolo

rappresentazione della befana nel xx secolo

Un tempo la festa dell’Epifania era una celebrazione molto diversa da quella attuale. In realtà nei primi anni del XX secolo era usanza organizzare raccolte benefiche destinate alle famiglie dei bambini delle classi più povere. Questi doni venivano poi distribuiti in occasione del 6 gennaio per far felici i piccoli e dare un po’ di respiro ai nuclei familiari indigenti. Verso la fine degli anni Venti al giornalista Augusto Turati, all’epoca segretario del Partito Nazionale Fascista, venne in mente un’idea: utilizzare la tradizione della Befana come strumento di propaganda. Detto fatto: la prima “Befana fascista” venne istituita nel 1928 con un ruolo di primo piano dato ai Fasci femminili e all'Opera Nazionale Dopolavoro. Fu un enorme successo. La gigantesca raccolta di donazioni in favore dei bisognosi fu un’operazione talmente riuscita che la “Befana fascista” venne istituzionalizzata e riproposta ogni anno. Dal 1934 cambiò nome in “Befana del Duce” su proposta del nuovo segretario del partito Achille Starace, che la utilizzò come strumento per il culto della personalità del Duce e andò avanti anche durante la seconda guerra mondiale al motto di “ad ogni bimbo, un balocco, un dolce ed un oggetto utile”. I pacchi della Befana contenevano pane, zucchero, caffè e qualche giocattolo, oltre all’immagine della vecchietta benefattrice che, accanto a una bambola, infilava nel pacco anche simboli fascisti. Il detto “befana fascista” si aggrappò alle consuetudini italiane tanto che anche dopo la guerra e per anni ancora alcune aziende continuavano a prevedere i pacchi destinati alle famiglie e ai figli dei dipendenti. Si dovrà aspettare il terzo governo Andreotti, nello specifico la Legge 54 del 5 marzo 1977, perché l’Epifania venga abolita in quanto festa nazionale. Ma il tasso di assenteismo lavorativo e scolastico il 6 gennaio fu inevitabilmente alto, così nel 1984 Craxi ripristinò la festa scolastica e poi quella nazionale con il D.P.R. 792/1985.