Ogni 8 marzo le donne ricevono in dono una mimosa. Un fiore giallo che commemora le conquiste sociali, politiche ed economiche, e simboleggia la forza, la sensibilità e il buon senso femminile. Una tradizione esclusivamente italiana sebbene la Giornata Internazionale della Donna sia celebrata in ogni parte del mondo. Tutto ha avuto inizio nel 1946, quando l’Unione Donne Italiane, associazione femminista, ha deciso di rendere la mimosa il simbolo della battaglia delle donne. In realtà dei notabili del Partito comunista proposero all’epoca la violetta, simbolo della sinistra europea ma alcune parlamentari si opposero: era un fiore costoso e difficile da trovare e piuttosto ricercato per un Paese provato dalla Seconda Guerra Mondiale. La leader dell’Udi Teresa Mattei fece notare che «la campagna nei dintorni di Roma profumava tutta di mimosa». Un fiore povero e facile da trovare ovunque, nei campi e nei boschi, e alla portata di tutti (nonostante gli aumenti degli ultimi anni). Richiama così alla mente la storia femminile e la resilienza delle donne, in grado di rialzarsi dopo ogni difficoltà. «Era il fiore che i partigiani regalavano alle staffette - racconterà anni dopo Mattei -, mi ricordava la lotta sulle montagne e poteva essere raccolto a mazzi e gratuitamente». Tra l’altro la mimosa fa pensare ad un nuovo ciclo, all'arrivo della primavera. Senza dimenticare il suo profumo delicato e così gradevole e la possibilità di “riciclarlo”. Il fiore si può curare in acqua e dura pochi giorni, ma una volta essiccato può essere conservato per creare splendide composizioni di natura morta o utilizzato tra le pagine dei libri o all'interno dei cassetti, come profumatore naturale.
FestivitàDal 1946 fino ai nostri giorni: curiosità e origini del simbolo tutto italiano