Venerdì 26 Aprile 2024

Riportare alla ribalta il latino e il greco

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di Giuseppe Di Matteo

L’ultima sua fatica letteraria s’intitola Nicolas (Garzanti) ed è la storia di un amore, lungo vent’anni, tra due uomini. Ma Nicola Gardini, che insegna Letteratura italiana e comparata all’Università di Oxford, è anche uno sfegatato sponsor e sostenitore dei classici. E se è vero, come scrive in Le 10 parole latine che raccontano il nostro mondo (Garzanti), che il Latino "è lingua futura" (altro che morta), il futuro se lo deve conquistare pure la scuola, che dopo due anni di pandemia è alla disperata ricerca di se stessa. Una fase di transizione? "No, stiamo vivendo una specie di paralisi".

Professore, come mai?

"La pandemia ha portato alla luce molte storture e un bel po’ di vecchiume. La Dad avrebbe potuto e dovuto essere un’opportunità. Invece è stata un fallimento".

Dove sta andando allora la scuola?

"E chi lo sa. Certo è che in Italia c’è una concezione vecchia dell’insegnamento, basata sulla lezione frontale. Nulla di più sbagliato. Così il docente deve fare tutto da solo, con programmi ministeriali troppo lunghi. Ma non è la direzione giusta".

E qual è?

"Gli studenti non sono scatole vuote da riempire con migliaia di nozioni, devono essere partecipi dell’attività formativa. La scuola del post-Covid deve dare spazio a una formazione in mano agli studenti, con una suddivisione dei compiti che preveda, ad esempio, lavori di gruppo, dibattiti, ricerca. E dal docente bisognerebbe aspettarsi un lavoro di incoraggiamento, fermo restando che la preparazione è essenziale. La scuola deve attualizzare, pur rimanendo nell’alveo della tradizione: non deve essere un peso ma una spinta in avanti. Credo in una scuola stimolante, non punitiva".

Gli esami scritti hanno ancora un senso?

"Assolutamente sì. E inoltre bisognerebbe scrivere molto di più durante l’anno. All’estero lo si fa".