Mercoledì 24 Aprile 2024

Zingaretti: "Nessuna contrapposizione con Conte. Ma serve un salto di qualità"

Alla Direzione nazionale Pd il leader sottolinea: "Non possiamo sbagliare, il tavolo di Palazzo Chigi sia improntato a rigore e tempi certi"

Nicola Zingaretti alla direzione nazionale del Pd (Ansa)

Nicola Zingaretti alla direzione nazionale del Pd (Ansa)

Roma, 8 giugno 2020 - A indiretta conferma che quella tra il Pd e il premier Conte è una sorta di "pace precaria", arrivano oggi le parole del segretario dem Nicola Zingaretti, che alla direzione nazionale Pd di oggi lo dice chiaro e tondo: "Nessuna contrapposizione, ma la necessità per tutti di un salto di qualità". Il fatto è, sono sempre parole di Zingaretti, che "lo scenario pretende scelte nuove e una decisiva svolta da svolgere con gli alleati, questo è il cuore del confronto con Conte in queste ore e che continuerà nelle prossime settimane".

L'impressione è che il leader dem voglia mettere al sicuro il governo contro gli attacchi interni ed esterni, ma anche contro le critiche provenienti dal suo stesso partito.  E se, secondo Andrea Orlando, quella degli stati generali è  "un'idea non brillante", Zingaretti mostra di voler dare credito al premier, ma a patto che il tavolo di Palazzo Chigi sia improntato a "rigore e tempi certi". Insomma, va bene sentire tutti, ma il Paese chiede risposte adesso. 

Stati generali, gelo Pd su Conte. "Non puoi fare tutto da solo"

Il leader dem  snocciola quindi le criticità: "Servono risposte urgenti alle crisi industriali, come Mittal e Alitalia, e decreti come semplificazioni, sicurezza e provvedimenti urgentissimi nel campo della giustizia. Siamo a un momento cruciale in cui si giocano i destini della legislatura e il futuro dell'Italia". Nessun pessimismo, però: "Sono fiducioso e dobbiamo chiamare il Paese a ricostruire la fiducia", dice il leader dem.

Il leader Pd ringrazia poi il gruppo dirigente, "da Orlando e Franceschini, che durante la mia malattia hanno garantito la presenza e il protagonismo del Pd". E garantisce: "Non ci sono nel Pd sinceri europeisti o garantisti o riformisti e coloro che, invece, in nome dell'alleanza con i M5s lasciano spazio alla demagogia. Abbiamo agito da squadra". Sottolineando poi che "Alternative a questa coalizione non ci sono".  Zingaretti inoltre invita tutti a lavorare per favorire una ripartenza che non trascuri l'uguaglianza sociale, favorendo chi produce e dando battaglia alle rendite: "Dobbiamo risvegliare l'Italia che ha il gusto di creare mantenendo nella nostra terra il senso del loro impegno. Dobbiamo neutralizzare quelle prebende che non corrispondono ad alcun reale lavoro". E "la battaglia delle rendite è anche la battaglia all'evasione fiscale, priorità assoluta".

Il nodo del Recovery Fund

Nel passaggio alla fase 3, continua, "occorre definire con molta concretezza, comprensibile ai cittadini, i progetti necessari sui quali impegnare il Recovery fund. Il momento decisivo sarà l'autunno, certo, ma già da adesso il Governo deve pensare a come davvero coinvolgere in queste decisioni tutta la società', le opposizioni in Parlamento, tutte le parti sociali, l'associazinismo, gli amministratori". 

Zingaretti: perché non possiamo sbagliare

Insomma, "non possiamo perdere neanche un briciolo di credibilità dopo lo splendido risultato che abbiamo ottenuto in Europa. E noi per questo diciamo: Bene ma attenzione al rigore, ai tempi certi sull'iniziativa che il presidente Conte ha annunciato e che prenderà il via nelle prossime ore e nei prossimi giorni. Diciamo attenzione perché ora l'Europa giustamente chiede a noi rigore, programmazione, innovazione e un piano nazionale di ricostruzione serio e adeguato al grande Paese che siamo. Non possiamo sbagliare perché ne va del futuro di intere generazioni. E dunque chiediamo una collaborazione sincera a tutti, preoccupata delle sorti generali della Repubblica. Occorre smontare ogni tentativo nel corso di queste settimane di predisporre da parte di vari settori della società volontà e giudizi estremi solo al fine di avere un vantaggio nelle trattative che dovranno condurre alle conclusioni definitive sull'impiego delle risorse. Questo non aiuta e corrisponde al vecchio vizio italiano di ragionare secondo criteri particolari e non di responsabilità collettiva che oggi invece è la priorità assoluta".