Giovedì 25 Aprile 2024

A sinistra scatta l’allarme alleanze. "Sono le prove generali per il Colle"

L’unità (insolita) di Forza Italia, Lega e Fratelli d’Italia, le defezioni tra i progressisti, le mosse dei centristi I democratici temono che in Senato si sia giocata una partita che non c’entra con l’odio e le discriminazioni

Il segretario dem, Enrico Letta

Il segretario dem, Enrico Letta

Il merito c’è, e non si discute. Ma è altrettanto indiscutibile che nel voto di ieri si sono giocate anche strategie politiche che con l’identità di genere non c’entrano niente, esperimenti tattici, forse prove generali. Prendiamo la destra, per esempio. Era compatta, compattissima. Cosa c’è di strano? Semplice, il fatto che in questi mesi non lo è stata: Forza Italia nei voti precedenti sulle misure del governo non si è mai presentata tanto in forze e mai così granitica (Barbara Masini aveva concordato il suo “no“ con la presidente Bernini) e si tratta del gruppo che aveva più perplessità sull’opposizione dura. Non c’è la "pistola fumante" ma è diffusissimo il sospetto che sul ddl Zan si sia disputata anche una partita di allenamento in vista del Quirinale.

In fondo, se la destra ha sostenuto con tanta compattezza la posizione di Salvini ieri, con anche i più dubbiosi allineati e disciplinati, è probabilissimo che la stessa cosa faccia al momento di scegliere il capo dello Stato convergendo sul nome di Silvio Berlusconi. Che sia eletto è molto difficile, ma di certo potrà sedersi al tavolo delle trattative con un pacchetto di voti determinante (451) che gli permetterebbe di decidere il nome del prossimo presidente della Repubblica.

L’altra faccia della medaglia sono le defezioni nel campo del centrosinistra. Dal pallottoliere mancano almeno 18 voti (nel Pd erano certi di averne 149, ne hanno ottenuti 131) e così si è aperta la caccia al traditore, con accuse reciproche anche tra democratici e grillini. Nel mirino è finita Italia viva che respinge ogni addebito: "Chi polemizza sulle assenze dovrebbe fare i conti con i 40 franchi tiratori. La responsabilità di oggi è chiara: e dire che per Pd e 5stelle stavolta era facile, più facile dei tempi di “O Conte o morte”. Non importava conoscere la politica, bastava conoscere l’aritmetica", ironizza con i suoi Renzi dall’Arabia Saudita.

Su una cosa, però, tutti da queste parti concordano: esiste un gran numero di voti in libertà a Palazzo Madama, specie nel gruppo Misto, voti esposti a ogni tentazione. "Quanto è accaduto in aula dimostra non solo che in questo Parlamento per governare servono intese ampie, pure l’importanza dei centristi delle due fazioni", avverte Quagliariello (Coraggio Italia). Sul ddl Zan una buona parte di questi senatori se li sono aggiudicati Salvini & co., fatto che tra i giallorossi molti considerano un fosco presagio per il Colle. A dar voce a timori diffusi è l’ex leader Pd Bersani: "Temo sia stata una prova generale per il quarto scrutinio". Adombra la possibilità di un’intesa con Italia viva e la maggioranza del gruppo Misto su un nome che non sia quello di Berlusconi quando servirà la maggioranza assoluta, ovvero 505 voti: alla coalizione di centrodestra ne mancherebbero 54.

In questo quadro, una domanda pende sui quartieri generali della politica: perché Letta ha adottato una strategia suicida? "Per mesi abbiamo provato a spiegarlo al Pd: il ddl Zan senza modifiche non passa. Ma il segretario ha preferito trasformare una condivisibile battaglia contro le discriminazioni in una battaglia di bandiera. E il risultato si è visto", gira il coltello nella ferita il leghista Andrea Ostellari, presidente della commissione giustizia del Senato. Circolano le ipotesi più lambiccate, inclusa quella che vorrebbe Letta diabolico ma lucido regista della sua stessa sconfitta. Le cose stanno diversamente. Ha deciso l’azzardo dell’aula pensando di vincere anche se aveva messo in conto la possibilità dell’esito infausto. Convinto però che sfuggire alla prova sarebbe stato alla lunga anche più nocivo.

È possibile che con la sua proposta di mediazione, dopo che per mesi il Pd aveva definito intoccabile il testo della Camera, il segretario volesse lanciare un amo ai centristi di destra nella speranza di scompaginare quel fronte. Se così fosse, la sconfitta è doppia. Nel Palazzo, ovvio. Fuori l’operazione potrebbe addirittura fargli bene: non ha scontentato gli estremisti dell’ideologia gender e, con la legge congelata, gli ambienti cattolici sono felici. Lui cinguetta: "Gli italiani hanno visto cosa sarebbe l’Italia governata a maggioranza da queste destre, con un Parlamento allineato a quelli di Polonia e Ungheria".