Venerdì 26 Aprile 2024

Via della Seta, Salvini: "L'Italia non sarà colonia di nessuno"

Berlusconi: "Da Cina progetto egemonico. E' una sfida politica e anche militare". Tajani: "Rischio oggettivo"

 Matteo Salvini, tour elettorale in Basilicata (Ansa)

Matteo Salvini, tour elettorale in Basilicata (Ansa)

Roma, 13 marzo 2019  - Anche il vicepremier Matteo Salvini interviene sull'accordo sulla via della Seta che il governo si appresta a siglare. E sembra molto prudente: "Ne stiamo parlando", si limita per ora a dire, sottolineando che "la sicurezza nazionale viene prima di qualunque altra cosa", di ogni interesse "commerciale". Ostenta tranquillità: "Ormai ho imparato a non preoccuparmi di niente. Io non voglio che l'Italia sia una colonia di nessuno". E insiste: "Se si aiutano le imprese italiane a fare business e a esportare i nostri preziosi prodotti io son contento. Però ovviamente c'è da valutare la sicurezza nazionale. Non voglio - afferma - che l'Italia sia una colonia di nessuno. Studiamo, lavoriamo, approfondiamo, valutiamo...".

Da parte sua il Pd, per bocca del deputato Michele Anzaldi, chiama in causa il presidente del Consiglio perché "prima di firmare qualsiasi accordo con la Cina chieda chiarezza" sulla pena di morte. E ricorda che appena un anno fa "la Federazione italiana diritti umani (Fidu), nel dare il via alla campagna 'Moratoria universale della pena di morte 2018: fermiamo le esecuzioni!', chiedeva l'impegno dell'Onu, innanzitutto per la Cina. I diritti vengano prima di tutto, anche degli affari".

"Testo equilibrato, vantaggioso e trasparente"

CONTE - E il premier Conte?  "Operiamo per un futuro di crescita e sviluppo e il memorandum con la Cina offre preziose opportunità per le nostre imprese", assicura al Corsera, spiegando che il testo "imposta la collaborazione in modo equilibrato e mutualmente vantaggioso", in una cornice "trasparente". E inoltre è "perfettamente compatibile" con la nostra collocazione nella Nato e nel Sistema integrato europeo. Insomma, "nessun rischio di colonizzazione". Ma nonostante tutte le rassicurazioni, l'intesa con Pechino agita la politica italiana: da Berlusconi a Prodi, da Tajani a Casini, le preoccupazioni non si contano.

image

"La Cina ha un progetto egemonico"

BERLUSCONI - "La Cina ha un progetto egemonico sulla nostra economia -  dice il Cavaliere ai microfoni di Mattino 5 - è in atto un'offensiva sul piano commerciale ed economico. La Cina fa intravedere con chiarezza che la sua vuole essere una sfida sul piano politico, e anche militare". Per l'ex premier l'accordo commerciale "è certamente una opportunità, ma" nel complesso "prevalgono i rischi". La Cina sta "portando avanti un progetto egemonico da anni, con molta determinazione". E sottolinea: "Ieri nel Parlamento europeo è accaduta una cosa positiva, ha approvato un documento che dice attenzione alla Cina perché c'è in atto una sfida sul piano commerciale ed economico. E fa intravedere che la sua è una sfida anche sul piano politico e anche militare". 

"Per il nostro futuro ho delle forti preoccupazioni, per i miei figli, i miei nipoti, per i cittadini" i valori occidentali e quelli della Cina "sono due filosofie, due regimi completamente opposti. Il regime cinese è totalitarista, anche per la giustizia, non c'è la separazione dei poteri".

Ancora: "C'è un rischio totale, siamo in un'epoca di intelligenza artificiale. Siamo in un'epoca 5g. Chi arriverà ad essere il numero uno nell'intelligenza artificiale arriverà ad essere il numero uno, qualcuno dice il padrone, del mondo. Io sono molto preoccupato, anche per il futuro dei miei figli".

image

"Troppo interesse di Pechino, rischio oggettivo"

TAJANI - Interviene anche Antonio Tajani, presidente del Parlamento europeo. Ai microfoni del Giornale Radio Rai dice: "C'è un rischio oggettivo. C'è un interesse eccessivo da parte della Cina nei confronti dell'Italia e dell'Europa. Attenzione a quello che accade a Trieste e a quello che accade con il 5G. Per questo le istituzioni europee sono state costrette ad approvare norme anti-dumping che ora difendono meglio la produzione europea". Poi attacca il governo "che non decide perché le due forze politiche che ne fanno parte si bloccano a vicenda quindi: non si fa la Tav, non si fanno le grandi infrastrutture. Il Paese è immobile e la situazione economica continua a peggiorare come dicono tutti gli osservatori interni ed esterni. Noi vogliamo che si faccia ciò che è stato promesso agli elettori". E conclude: "E visto che la Lega è nostra alleata, chiediamo che la Lega faccia ciò che ha promesso agli elettori".

"L'Italia può e deve fare molto di più"

PRODI - "Non ho alcuna idea di che accordo sia, quindi non posso pronunciarmi. Noto però che se la politica commerciale è di competenza europea, riguardo ai porti c'è una concorrenza forte tra gli stessi Stati europei. Ed è giusto che Genova e Trieste facciano un tentativo per avere un ruolo più forte nei confronti dell'Est", dice Romano Prodi al Sole. Sullo stesso tema, in un editoriale sul Messaggero, l'ex premier osserva che l'Italia può e deve "fare molto di più". "Fino ad ora la parte del leone è stata giocata da Rotterdam e dai porti del nord-Europa", "il congiungimento più efficace fra l'Asia e l'Europa fa capo all'Alto Adriatico e all'Alto Tirreno", eppure "rimaniamo periferici. Se i non ancora noti accordi prevedessero investimenti cinesi in questo campo essi dovrebbero essere ben accolti, anche se messi in atto attraverso la proprietà di parte dei nostri porti. Nessun investitore, a qualsiasi Paese appartenga, può infatti portarci via i nostri moli e le nostre banchine".

"Non agire senza l'accordo con Europa e Usa"

CASINI - Va bene fare affari con i cinesi e aderire alla Via della Seta, ma non senza l'accordo di Europa e Stati Uniti, dice invece Pier Ferdinando Casini, presidente dell'Unione interparlamentare, al Messaggero, rilevando che "prima siamo andati alla guerra con l'Europa sulla legge di bilancio, salvo poi cercare intese; dopo abbiamo insultato i francesi, andando però a Canossa per negoziare una soluzione sulla Tav; adesso siamo l'unico Paese in Europa che non ha riconosciuto Guaidò in Venezuela, e l'unico che firma un protocollo sulla 'One belt one road' con la Cina. Ci viene detto che questo non cambia la collocazione atlantica dell'Italia... L'importante è capire che nella politica internazionale a ogni azione corrisponde una reazione".

image