Venerdì 26 Aprile 2024

Elezioni 2018, Berlusconi: niente piazza con Salvini e Meloni

Intervista al leader di Forza Italia. "No alle larghe intese, senza maggioranza si rivota"

 Incontro con  Silvio Berlusconi al Teatro Manzoni di Milano (Lapresse)

Incontro con Silvio Berlusconi al Teatro Manzoni di Milano (Lapresse)

Roma, 26 febbraio 2018 - Lo ha detto più volte e lo conferma: "Se non vincerà nessuno, si deve tornare a votare". A prenderlo alla lettera, è una formula che rende impossibile ogni ipotesi di alleanza Forza Italia–Pd. Ma Silvio Berlusconi è convinto che il problema non si porrà, perché la sua coalizione vincerà.

Presidente, risolviamo l’enigma che da una settimana suscita molta curiosità: aderisce o no alla manifestazione unitaria del primo marzo?

"Guardi, io ho fatto una scelta che ha deluso anche molte persone di Forza Italia. Non andrò a nessuna manifestazione di partito, salvo una nella mia città, perché in campagna elettorale non dobbiamo parlarci fra noi, dobbiamo rivolgerci agli altri, agli indecisi, a chi non ci vuole votare. Lo so, incontrare i militanti fa piacere a loro e a me, ma ai fini del risultato elettorale è del tutto inutile, siamo tutti già convinti e consapevoli. Questa campagna dura pochi giorni, bisogna fare delle scelte, è meglio concentrarsi sulle tv, le radio, i giornali, la Rete, o incontrare le categorie, per spiegare a tutti come il nostro programma sia conveniente per tutti gli italiani. Per questo non partecipo a manifestazioni pubbliche, né di Forza Italia né di altri partiti".

In questi giorni, più d’uno ha lamentato di non udire da lei parole di condanna delle organizzazioni neofasciste: se la sente di dire che sono nemiche della coalizione di destra?

"Forse chi dice questo è un po’ troppo distratto: la condanna da parte nostra verso i razzisti e i neofascisti è chiarissima e molto netta. Però credo che dare tanta importanza a fenomeni marginali significhi solo rafforzarli. Mi domando anzi se dietro a questo non ci sia un disegno malizioso: forse qualcuno spera che le piccole liste di estrema destra, grazie a tutta questa improvvisa visibilità, sottraggano qualche voto al centro-destra, favorendo così la sinistra o i 5 Stelle. Se è così, è un disegno cinico e ingenuo allo stesso tempo".

Mettiamo che, dopo il voto, non ci sia altra possibilità di assicurare un governo al Paese al di fuori delle larghe intese. Lei s’impegna a tornare alle urne?

"Sì, certamente. Ma questo non accadrà. Anzi, a questo proposito vorrei lanciare un appello, un invito alla riflessione rivolto agli indecisi, a chi pensa di non votare, e anche agli elettori delusi dal Pd: il voto a noi, a Forza Italia, è l’unico che può scongiurare la paralisi delle istituzioni. Solo noi possiamo raggiungere il 40%, che significa avere i numeri per governare, solo noi possiamo garantire 5 anni di stabilità, di crescita, di responsabilità. Questo è nell’interesse di tutti gli italiani, anche delle persone che non la pensano esattamente come noi. Parafrasando Nenni, mi verrebbe da dire che stavolta ‘o Forza Italia, o il caos’".

Casomai si rivotasse, nel periodo di interregno possono restare in carica il premier Gentiloni e il suo governo?

"Mi scusi, qual è l’alternativa? Restare senza governo? Nessun Paese al mondo può farlo. Se non c’è una maggioranza che dà vita a un nuovo governo, rimane in carica quello vecchio. Non è una mia indicazione politica né un mio auspicio, è un dato di fatto".

E se si formasse invece un governo del Presidente, i 5 Stelle dovrebbero farne parte?

"È un problema loro. Noi certamente non faremmo parte di un governo di questo tipo. Ma insisto ancora una volta, stiamo parlando di ipotesi accademiche".

Diciamo allora che vince il centrodestra: il patto tra gli alleati prevede che sceglie il premier chi prende più voti. Se tocca a FI, lei imporrà il suo candidato o cercherà una mediazione?

"Non si tratta d’imporre: esiste un patto che tutti i partiti del centro-destra sono impegnati ad onorare. D’altronde è così che funziona la democrazia: senza bisogno di primarie, facciamo decidere agli elettori, quelli veri".

E se Salvini contestasse la scelta?

"Lo escludo. Salvini è un negoziatore duro, ma è una persona seria e che sa stare ai patti. Per questo andiamo d’accordo nonostante abbia un atteggiamento molto diverso dal mio. D’altronde il nome che indicheremo sarà di livello così alto che nessuno potrebbe avere obiezioni".

Osservando ciò che accade alla Bce, pensa sarebbe opportuno affrontare la situazione che si creerà con i nuovi rapporti di forza in Europa con Mario Draghi presidente del Consiglio?

"Se Draghi fosse disponibile per la politica italiana, sarebbe una risorsa preziosa. Temo non lo sia".

Intanto lei delinea la squadra di governo, parlando di Salvini agli Interni e Brunetta all’Economia. Agli Esteri chi vedrebbe bene?

"I nomi che ho indicato sono tutti a titolo esemplificativo, un ragionamento sui ministri lo faremo dopo le elezioni. Ora pensiamo a vincere".

In che cosa consiste il ruolo di regista che si è ritagliato?

"Sarò il garante degli impegni della coalizione, soprattutto nei confronti dei giovani e del lavoro, che è la nostra prima priorità".

A proposito di programmi: con la flat tax propone una formula che funziona se quanto viene risparmiato in tasse viene reinvestito in Italia. Chi le dà questa garanzia?

"La garanzia sta proprio nel fatto che il regime fiscale – e in generale la politica del governo – sarà favorevole agli investimenti. Quindi, oltre a un fisco vantaggioso, offriremo meno burocrazia, più infrastrutture, una giustizia che funziona. Noi però siamo più ambiziosi, non vogliamo solo trattenere i capitali italiani, vogliamo attirare gli investitori stranieri, convincendoli a credere nella convenienza del sistema Italia".

C’è un percorso, partito con i suoi governi e proseguito con quelli di sinistra, che aumenta l’importanza dell’istruzione e della sanità privata a scapito di quella pubblica. Proseguirete su questa strada?

"Faccio fatica a vedere come i governi di sinistra abbiano favorito l’istruzione o la sanità privata. Diciamo piuttosto che hanno peggiorato quella pubblica. Il nostro approccio comunque è diverso. Pubblico per noi non significa di proprietà dello Stato o delle Regioni, pubblico è chi svolge un servizio per la collettività. Noi crediamo nel principio di sussidiarietà: se un servizio pubblico è gestito meglio da un privato, questa è una cosa positiva. L’importante è che tutti i cittadini siano messi in condizione di poter scegliere a chi rivolgersi, fra la struttura statale o regionale e quella privata. Garantire un servizio pubblico significa garantire la gratuità per i non abbienti e la qualità per tutti. Favoriremo il massimo della libertà di scelta per tutti i cittadini, promuovendo una positiva competizione fra le diverse strutture, private, statali, regionali, nell’interesse del cittadino e tenendo conto che soprattutto al Sud il livello dei servizi offerti spesso è inadeguato".

Resterebbe regista anche qualora arrivasse una sentenza a suo favore da Strasburgo o si candiderebbe ad assumere il ruolo di presidente del Consiglio?

"Sul nostro simbolo elettorale c’è scritto Berlusconi Presidente. Naturalmente si riferisce al fatto che sono il presidente di Forza Italia. Però…".

Com'è fatta la scheda elettorale
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