Mercoledì 24 Aprile 2024

Raggi, quelle scuse a Grillo...

La sindaca Virginia Raggi (Lapresse)

La sindaca Virginia Raggi (Lapresse)

Roma, 16 dicembre 2016 - Chiedo scusa a Grillo... La Raggi sembrava quasi al cospetto del suo signore. Un rito dall'antico sapore medievale. Non bastava la testa coperta di cenere (nemmeno tanto) con i romani e il Movimento. No, chiedo scusa a Grillo... Il deus ex machina, colui che tutto può. Come dire, sono qui grazie a lui, l'altissimo mio signore che qualche perplessità aveva avuto. E il signore resta in silenzio. Posta sul suo blog la conferenza stampa della sindaca, ma nemmeno una parola. Lui, che aveva perplessità, le mantiene, sta in silenzio. Quasi un invito alla espiazione, alla scelta difficile nella solitudine di una delle sue favorite. Il signore, in cuor suo, la sentenza l'ha emessa da un pezzo. Ma questo atto di contrizione pubblico, ma soprattutto privato, è forse il tentativo estremo di ottenere il perdono. La res publica non prevede questa forma. Le scuse personali sono private. Ma è l'altissimo loro signore, il creatore dell'universo cinque stelle, colui senza il quale la Raggi (e tutti gli altri) sarebbe rimasta a fare il suo grigio lavoro, nell'anonimato per sempre. La res publica prevede la responsabilità politica pubblica. E, invece, come se... Se arrivasse quel perdono, lo sguardo perduto potrebbe diventare di nuovo radioso, solare, lei potrebbe ritrovare il sorriso. Tutto il resto non conterebbe, ma un suo cenno sarebbe risolutore. Qualche scusa, se non una spiegazione, ce la dovrebbe proprio lui, Grillo, per tutto questo.