Sabato 27 Aprile 2024

Pd e Cinquestelle tengono duro su Conte. Ma Renzi allunga la lista delle condizioni

Il duello non è solo sui nomi. Italia Viva vuole mettere nero su bianco il sì a Tav e ponte sullo Stretto. Un ultimatum indigesto ai grillini

Il dimissionario presidente del Consiglio Giuseppe Conte (Ansa)

Il dimissionario presidente del Consiglio Giuseppe Conte (Ansa)

Maggioranza politica quadripartita (M5s-Pd-LeU-Iv) da ricostruire, e va bene. Magari anche da allargare a Tabacci. Ma guidata da Giuseppe Conte che freme da Palazzo Chigi? O da Mario Draghi con un governo tecnico-istituzionale? È ragionevole pensare resti il Conte ter la via più battuta. M5s, Pd, LeU e, ieri, tutti i ‘piccoli’ (i vari Misti, Maie-Cd-Europeisti), hanno detto al presidente ‘esploratore’ Roberto Fico quanto già detto a Mattarella: "Per noi c’è solo Conte".

Ma alcuni aggiungendo una specifica non da poco: "Se fallisce Conte, c’è solo un governo tecnico che ci porta a votare". Parole, pronunciate ieri da Tabacci, ripetute in lungo e in largo, e da diversi giorni, dal gotha del Nazareno (Andrea Orlando) e, soprattutto, da Goffredo Bettini.

Al netto della domanda che ci si inizia a porre nel Pd ("A nome di chi parla Bettini, che non ha incarichi in nessun organismo di partito?", sbotta il deputato democratico Alfredo Bazoli), circola la voce che l’insistenza del Nazareno sulle urne, come unica alternativa a Conte, abbia irritato il Colle.

Chi non scommetterebbe un euro sulla possibilità che si voti è non solo la gran parte dei gruppi parlamentari Pd (le aree Guerini e Franceschini su tutte) e l’intera Forza Italia, dove si lavora per il fine opposto, ma ovviamente Renzi. Ma insomma, il leader di Italia Viva accetterà o no Conte, alla fine? Per ora, Renzi fa sapere che "non ho avuto alcun contatto diretto con Conte, dopo la sua telefonata di giovedì scorso". Ma soprattutto fa trapelare, chiacchierando con i suoi, che "a oggi (ieri, ndr) vedo solo due possibilità: o un Conte ter con radicali cambiamenti, di programma e di persone, o un governo Draghi con la chance di allargare la maggioranza a Forza Italia, se ci sta, e forse con l’astensione della Lega".

Insomma, è la biforcazione di Whitman (il poeta): prendere la via meno battuta (il governissimo) o l’altra (il Conte ter). Renzi, soprattutto, batte e ribatte sui suoi famosi temi. Per il leader di Iv, a grandi linee, i capitoli da scrivere in quello che vuole diventi "un vero e proprio contratto di governo" sono quattro: "Giustizia, Mes, economia e Recovery plan". I primi due sono indigeribili per i 5 Stelle, e se si va nello specifico va pure peggio.

"I 5 Stelle e il Pd – dice un big di Iv che segue la partita – vogliono un programma di legislatura? Ma va benissimo! Ecco i nostri punti: Tav, ponte sullo Stretto, gronda, terzo valico. Si fanno? Ottimo, ci stiamo. Poi c’è il piano vaccini, un disastro. La scuola, che va rivoltata come un calzino. Il Recovery plan, da riscrivere. Il reddito di cittadinanza, puro assistenzialismo, e la prescrizione, due riforme da abrogare. Poi turismo, terzo settore. Se ci dicono tanti sì, è fatta, si chiude subito. Se non succede, vuol dire che serve più tempo".

Il guaio è che il tempo scarseggia e le condizioni di Italia Viva sono indigeribili, specie per i 5 Stelle. Enrico Borghi, tra le teste d’uovo di Base riformista (corrente dem di Guerini-Lotti), non la mette giù tanto diversamente: "Giustizia, Pa, basta assistenzialismo di Stato, riscrivere il Recovery plan. Queste sono le priorità di un Pd riformista". La partita sui temi andrà in onda oggi, ma si dovrà chiudere in 24 ore. Poi, domani, Fico salirà al Colle e lì dovrà riferire se la sua esplorazione ha avuto buon esito. Se avrà fallito, resterà aperta solo la via meno battuta, il governo istituzionale.