Venerdì 26 Aprile 2024

Governo caduto, cercasi candidato premier disperatamente

Solo il Carroccio e Fratelli d'Italia hanno già un nome. Il Pd aspetta di capire cosa farà Renzi

Matteo Renzi in Senato (Ansa)

Matteo Renzi in Senato (Ansa)

Roma, 10 agosto 2019 - Tutti gridano ‘al voto! al voto!’. Ma a parte che nessuno sa ancora quando, la scelta di aprire la crisi di governo agostana trova le forze politiche largamente impreparate. Solo la Lega con Matteo Salvini e Fratelli d’Italia con Giorgia Meloni hanno le facce pronte sui manifesti, in virtù di leadership acclarate e persino venerate. Tra scelte strategiche da compiere, alleanze da costruire e seduzioni da rinfrescare, il panorama da destra e sinistra regala solo ipotesi e nessuna certezza su chi sarà il teorico candidato premier che gli schieramenti o i singoli partiti offriranno per pura finzione mediatica, vista l’assenza di ogni previsione costituzionale.

In casa pentastellata Luigi Di Maio – versione asso pigliatutto – appare ormai logorato. Potrà restare come capo politico, alla guida dell’apparato che sta tentando di riorganizzare uscendo dallo spontaneismo della Rete. Ma Giggino testimonial no, a meno che non si riveda la regola del doppio mandato.

Già in queste ore si ragiona su scenari alternativi: Alessandro Di Battista leader elettorale del Movimento nel segno della riconnessione alle origini; e il presidente del Consiglio Giuseppe Conte alla guida di una lista personale, intimamente collegata ai 5 Stelle, per drenare i voti ‘responsabili’ che altrimenti finirebbero al Pd. Meno probabile appare la discesa in campo di Roberto Fico (anche lui a fine mandati). Il presidente della Camera, apprezzato anche a sinistra, potrebbe giocare un ruolo di raccordo tra le varie anime del Movimento, tornando spendibile a urne chiuse grazie al forte profilo istituzionale.

Nel Pd tutto ruota attorno alle scelte di Matteo Renzi. Se lascia il partito e fonda un suo soggetto politico (ipotesi più volte negata), il segretario Nicola Zingaretti potrà più facilmente orientare a sinistra quel fronte repubblicano che in tanti, dall’ex ministro ora europarlamentare Carlo Calenda, ai fuoriusciti di Art. 1 rappresentati da Roberto Speranza, chiedono a gran voce. In ogni caso Zingaretti, che a Renzi ha chiesto uno sforzo straordinario dopo mesi di reciproci inseguimenti e dispetti, non sarà il volto elettorale del partito. Una distinzione dei ruoli e una decisione personale annunciate sin dalle primarie. Al Nazareno sono due i profili sotto esame: Paolo Gentiloni, ultimo dem presidente del Consiglio (prima del governo gialloverde), e Beppe Sala, sindaco di Milano, in grado di aggregare consenso al Nord anche al di fuori dell’elettorato di sinistra. Sarebbe un plastico riconoscimento di ‘non autosufficienza’, dura realtà che lo stesso Sala negli scorsi giorni ha evidenziato. Chances in ribasso, a questo proposito, per una figura alta e plurirappresentativa – più lib che dem – come Emma Bonino, leader di +Europa.

Difficile pensare che Silvio Berlusconi possa non essere il frontman di Forza Italia. Eppure molto, quasi tutto, dipenderà dalla dialettica interna al centrodestra. Se Salvini accetta l’alleanza, il candidato premier anche di FI sarà lui (non Berlusconi). Se invece Salvini andrà da solo, Berlusconi proverà a sorridere dalle affissioni al web, magari affiancato da Antonio Tajani e Mara Carfagna.