Mercoledì 24 Aprile 2024

G7, i segnali di Conte

Dalla Russia ai dazi commerciali

Giuseppe Conte con i leader mondiali (Lapresse)

Giuseppe Conte con i leader mondiali (Lapresse)

Roma, 8 giugno 2018 - Diciamo che come esordio avrebbe potuto trovarlo anche meno complicato, ma certo il presidente del consiglio Giuseppe Conte non si è fatto intimidire, e non appena arrivato in Canada ha cercato di tenere il punto sulla questione più scottante, l’atteggiamento dei grandi verso Putin. "Dobbiamo riammettere la Russia al G7", ha detto, accodandosi a quanto dichiarato poco prima da Donald Trump. E anche quando ha incontrato Macron, Merkel e May dovendo convenire sulla necessità di mantenere le sanzioni a Mosca, il presidente italiano è riuscito comunque a far mettere a verbale la necessità "di riaprire a un nuovo dialogo". Lasciando quindi socchiusa la porta. 

Nel G7 più teso degli ultimi anni, forse di sempre, la posizione di Conte tesa ad assumere una propria posizione rispetto agli altri big europei non era né facile né scontata. Perché la discussione sulla condotta da tenere nei confronti di Mosca si intreccia con l’altra sul tavolo dei grandi, la vicenda dei dazi e più in generale al nuovo corso da dare alle relazioni diplomatiche e commerciali tra i maggiori player internazionali. Il mondo si trova in una fase di profondo cambiamento. L’Unione europea che attraversa una fase di crisi di crescita di cui la Brexit è il segnale più evidente, la Cina che acquisce sempre più campo al punto che un G7 tra le maggiori potenze economiche mondiali senza Pechino appare come un gigante dimezzato, gli Stati Uniti che con la presidenza Trump imboccano la strada di un inedito sovranismo, la Russia che sotto lo zar Putin si riappropria di una dimensione semi-imperialista perduta negli ultimi.

Tutti elementi che contribuiscono a rendere fluido il quadro. In questo contesto l’esordio del premier italiano e più in generale del primo governo euroscettico e 'populista' nel club che conta era ed è guardato con un misto di curiosità e apprensione. Conte, che era partito per il Canada con i dossier preparati dal governo Gentiloni, ha deciso però di incrinare il fronte europeo, e per lo meno in una prima fase non ha seguito il percorso tracciato dal suo predecessore e auspicato dal duo Macron-Merkel. Certo, sono state evitate rotture evidenti e dalla pre-riunione tenuta tra Francia, Italia, Gran Bretagna e Germania è uscita una posizione almeno apparentemente comune ("gli europei sono contrari all’unanimità al rientro della Russia nel G7", ha annunciato trionfalmente Macron), ma che l'Italia in futuro intende cambiare registro lo hanno capito tutti. Si tratta a questo punto di comprendere quanto il nostro Paese riuscirà a tenere il punto, e in definitiva qual è il punto di caduta della strategia italiana.