Mercoledì 24 Aprile 2024

Faida M5s, Di Maio raduna le truppe. Conte tira dritto: "Deve pagare"

Il presidente minaccia l’avversario. Che risponde con una girandola di incontri: Raggi, Belloni, Appendino

Luigi Di Maio a pranzo con Elisabetta Belloni, direttore del DIS

Luigi Di Maio a pranzo con Elisabetta Belloni, direttore del DIS

Roma, 2 febbraio 2022 - Se le danno di santa ragione. A dispetto dello statuto che proibisce le correnti, Giuseppe Conte e Luigi Di Maio preparano il duello finale per il controllo del Movimento 5 Stelle, tra venti di scissione e messaggi per interposti fedelissimi. Un conflitto ormai esplicito con possibili ricadute anche sui delicati equilibri di governo. Il vertice per fare chiarezza – dopo le plateali divisioni nel voto per il Quirinale – risulta tuttora non convocato, perché a Napoli pende un giudizio in tribunale promosso da alcuni attivisti proprio in merito al nuovo statuto e all’ascesa di Conte a leader. In attesa del verdetto, non passa ora senza che la guerra di posizionamento dei due capi e delle rispettive truppe si arricchisca di nuovi episodi, argomenti, recriminazioni, sospetti. Di Maio "dovrà rendere conto di diverse condotte, molto gravi. Ai nostri iscritti e alla nostra comunità", sibila Conte via Fatto Quotidiano.

Avviso di sfratto e attacco social. Faida grillina, Di Maio nel mirino

Il ministro degli Esteri non ci sta a farsi isolare. Così, nelle duplice veste di accusatore dell’ex premier per la gestione delle trattative sul Quirinale, ma anche di accusato – da Conte – di giocare partite esclusivamente personali, chiama alla Farnesina Virginia Raggi. L’ex sindaca di Roma non è una esponente qualsiasi del Movimento, ma fa parte, assieme allo stesso Di Maio (che ne è il presidente) e al numero uno della Camera Roberto Fico, del Comitato di garanzia pentastellato. Un segnale. Non l’unico. Subito dopo, l’ipercinetico Luigi sente l’ex sindaco di Torino Chiara Appendino e poi raggiunge a pranzo, in un ristorante del centro, niente meno che la direttrice del Dis Elisabetta Belloni, la diplomatica di carriera della Farnesina nominata da Mario Draghi coordinatrice dei Servizi segreti al posto del generale Gennaro Vecchione, chiacchierato fedelissimo di Conte. Secondo fonti dem, l’ipotesi della regina degli 007 prima presidente donna – coltivata in duplex da Matteo Salvini e Conte, poi proposta furbescamente nella notte – avrebbe in realtà avuto l’unico e voluto effetto di determinare le dimissioni di Draghi (che mai avrebbe accettato una sua collaboratrice al Quirinale) e conseguenti elezioni anticipate. Indizi. Scorie. Veleni. Con Giuseppi (come lo definì Donald Trump) nel mirino di Giggino. Il pranzo tra la coordinatrice dei servizi e il ministro si chiude – a questo punto non a caso – con un reciproco scambio di apprezzamenti. "Di Maio è sempre leale", commenta Belloni, presto ricambiata dal ministro che le esprime "profonda stima e grande amicizia".

Le effusioni post prandiali non piacciono all’entourage di Conte e fanno storcere il naso a più di un esponente politico. "Sconcerto" trapela da una chat di Iv: "Siamo al paradosso che un ministro sia giudicato leale o meno da un funzionario" (tra l’altro addetto ai dossier più scottanti). Anche questo è il segno che la tensione è altissima e che Di Maio, forse con qualche aiutino a Palazzo Chigi, prova a far pesare il suo ruolo di governo. Conte, intanto, incassa il riavvicinamento col fuoriuscito barricadero Alessandro Di Battista, alleato fuori sincro. "Io di Letta non mi fido", dice il Che Guevara di Roma Nord dopo che l’ex premier ha appena confermato la sua fiducia nel segretario dem.

In un clima plumbeo, da conta dei rispettivi eserciti, l’unica certezza è che tutto congiura contro procedimenti di espulsione. Di Maio potrebbe infatti proporre alla ratifica degli iscritti la defenestrazione di Conte solo con il doppio ok di Raggi e Fico (al contrario sempre più calato nel ruolo istituzionale di terza carica dello Stato). E, con simmetria di ostacoli, Conte potrebbe chiedere l’azzeramento del Comitato di garanzia solo con il benestare del Garante supremo Beppe Grillo (impossibile da arruolare). Così, almeno fino alla sentenza del tribunale di Napoli, la guerra dei 5 Stelle continuerà il suo show. Tra sparate, allusioni e trappole.